Laura Cesaretti
da Roma
«Non è una questione morale, ma di sobrietà nei comportamenti e rigore nella gestione», una questione «di stile». Piero Fassino cerca di attutire leffetto della dura tirata dorecchi che i Ds hanno inflitto ad amministratori e Governatori del centrosinistra, ma il bubbone delle spese pazze e clientelari è esploso ufficialmente. Ed è stato lorganismo più rappresentativo della Quercia, il Consiglio nazionale riunito ieri a Roma, a farlo scoppiare.
Il segretario era consapevole che il malessere covava dentro il partito, dopo settimane di martellamento dai giornali sul moltiplicarsi di assessorati, consulenti e autoblu nelle Regioni conquistate dallUnione. I dirigenti della Quercia nei comuni e nelle province registravano da giorni proteste e sfuriate di elettori e militanti, delusi dal comportamento dei nuovi eletti. E nella sua relazione, ieri mattina, Fassino aveva infilato un passaggio sulla questione: «Dobbiamo essere severi nel contrastare ogni comportamento che allontani i cittadini dalla politica e dalle istituzioni», aveva ammonito, ricordando che per gli eletti ds negli enti locali la politica deve essere intesa come «servizio». Troppo poco, a parere di alcuni. I primi a rilanciare sono stati quelli della sinistra interna: Cesare Salvi ha buttato giù un testo severo, che parla di «tendenze degenerative» e invita il partito a «revocare le decisioni sbagliate già assunte», col proliferare di incarichi politici e amministrativi dopo le elezioni del 2006, e a impegnarsi per eliminare «i costi impropri della politica, che hanno raggiunto dimensioni inaccettabili», anche per evitare di alimentare ulteriore «sconcerto» e «giustificate critiche nellopinione pubblica». Un jaccuse senza mezzi termini rivolto ai vari Marrazzo, Loiero, Bassolino e compagnia.
Il testo dellordine del giorno ha iniziato a circolare nella platea del Consiglio, raccogliendo adesioni a valanga. «Non si parlava daltro - racconta Luciano Pettinari, deputato dellarea Salvi -, ci siamo accorti di aver sollevato il coperchio su un malessere profondo, un senso diffuso di scandalo». «È sacrosanto, mettete anche la mia firma», si è subito offerto Giorgio Napolitano, padre nobile dellarea liberal. «Ci stiamo anche noi», ha assicurato Fabio Mussi a nome del Correntone. Dal podio, sia Salvi che Mussi hanno pronunciato aspre requisitorie: «Dai giornali - ha ricordato il primo - abbiamo appreso che cè stata una moltiplicazione degli assessori e degli impiegati in alcune regioni governate dal centrosinistra, in particolare Campania, Lazio e Calabria. E la cosa grave è che non cè stata smentita». Mussi ha annunciato di essere «determinato a dare scandalo per alcuni casi di doppio incarico» dentro il partito, dove «molti uomini di governo regionale e provinciale continuano ad avere responsabilità di partito», allo scopo di «poter gestire le candidature» per le politiche.
A quel punto, raccontano, gli uomini di Fassino hanno chiesto ai firmatari di trasformare lordine del giorno in un documento unitario: «Non potete porre una questione morale come se la maggioranza del partito la avallasse». Richiesta accettata, documento approvato allunanimità.
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