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Ora assaltano anche la Croce rossa

Hanno lanciato palloncini pieni di escrementi, sporcato i muri con la vernice rossa, gettato a terra una valanga di volantini senza alcuna sigla o firma. Hanno colpito in dieci, con il volto nascosto da passamontagna, e sono fuggiti nel nulla, proprio come erano arrivati, a bordo di alcune moto e di una Fiat Punto.
L’attacco vile alla sede del Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana, in via Ramazzini, si è consumato in pochi secondi. L’esercito di vigliacchi si è materializzato alle 9.30 per protestare contro la presenza dei volontari della Cri nei Centri di identificazione ed espulsione. Il manipolo di balordi ha imbrattato con la vernice l’ingresso della struttura e un mezzo del Cem, il Centro di rieducazione motoria. Poi ha malmenato un vigilante che aveva tentato di opporsi.
«All’inizio non mi sono reso conto. Poi ho visto quelle persone incappucciate e sono uscito - racconta Marco N., 57 anni, la guardia giurata della società Metronotte che da dieci presta servizio nella sede -. Ho fermato una ragazza, ma mentre cercavo di immobilizzarla sono arrivati in tre e mi hanno assalito alle spalle. È iniziata una colluttazione e poi sono scappati via. Mi hanno ferito all’occhio, alla spalla e in faccia, ma io ho fatto solo il mio dovere, sono qui apposta».
«Non ho avuto il tempo di uscire - aggiunge un usciere -. Sono stati velocissimi e la gente davanti all’ingresso è scappata via. Fortunatamente non sono scesi in quel momento i ragazzi disabili che stanno al piano di sopra». «Ero al settimo piano e ho visto tutto - sottolinea un’altra testimone - il vigilante era riuscito ad afferrarne uno e gli altri sono tornati indietro a liberarlo. Gli hanno tirato addosso i barattoli di vernice. Era tutto sporco di rosso».
Sui volantini poche frasi, senza alcuna rivendicazione. «Nella tua città - si legge - c’è un lager. Chiudiamo il Cie di Ponte Galeria. Chi gestisce i lager è una carogna: il vostro volontariato vuole dire servizi e torture. Cri assassini».
Gli agenti della Digos e gli uomini della scientifica sono al lavoro per identificare gli autori del gesto mentre la Procura di Roma ha già aperto un fascicolo contro ignoti.
Il commissario dell’associazione Francesco Rocca parla di gesto infame e di un’unica strategia dietro gli episodi avvenuti in questi ultimi mesi a Trento, Torino, Moncalieri, Monza e ora Roma. «Per l’ennesima volta vigliacchi a volto coperto, agendo protetti dall’anonimato, colpiscono una delle nostre sedi - spiega -. Si tratta di persone che parlano di solidarietà, ma che nulla hanno a che fare con essa. Questo non intimidirà le nostre migliaia di volontari e neanche quelli che quotidianamente aiutano i vulnerabili anche nei Cie». Chiede però maggiori garanzie per quanti lavorano in questa realtà. «I nostri operatori vanno a finire su internet con nomi, cognomi e indirizzo di casa - incalza Rocca -.

È inammissibile per un ente umanitario. Nei Cie la Croce Rossa dà assistenza sanitaria e da mangiare. C’è una condizione di sofferenza ma non è certo colpa nostra: noi cerchiamo di migliorare la condizione degli immigrati in attesa di identificazione».

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