«Ora basta con questi cortei Lasciateci studiare in pace»

A guardare la tivù, con le bombe carta che prendono fuoco e gli studenti arrampicati ai pali che urlano i soliti slogan si pensa che gli studenti delle superiori siano tutti così. A ricostruire la giornata delle proteste di piazza, si può credere che quel giorno, martedì, le aule siano state un deserto. E che la nostra gioventù che ama apparire e far parlare non sia altro che un esercito di tiratori scelti (di uova, vernici, sassi e sacchetti pieni di escrementi) oltre che maestra in imbrattamenti e atti vandalici per 200mila euro di danni. Ma non è così.
La stragrande maggioranza a scuola ci è andata, ha scelto di non saltare interrogazioni e verifiche, «perchè così si danneggia soprattutto se stessi» e soprattutto contesta «questo modo di contestare». Qualcuno ha sopportato un’ora e più di picchetto al freddo prima di poter entrare. Come Federica, primo liceo linguistico al Gentileschi. «Nella mia classe nessuno è andato in manifestazione - ammette -. Ma i grandi ci hanno vietato l’ingresso, così siamo rimasti fuori per tutta la prima ora». «Da noi hanno protestato otto su venti - dice Silvia, 16 anni del linguistico Regina Mundi - Per me questo non è il modo per risolvere le questioni. Non ci sono fondi, corsi o altro? Si chiede al responsabile, che è il preside e si trova una soluzione». Per Fabrizio, 17 anni (frequenta il terzo scientifico al Virgilio) «queste piazzate non hanno alcun senso. Primo: non fanno cambiare idea a chi governa. Secondo: chi va in piazza si lamenta che noi giovani non avremo un futuro e poi non fa nulla per costruirselo il futuro. Si assentano da scuola, perdono lezioni e interrogazioni, dimostrano di preferire l’ignoranza. In passato ho fatto tre o quattro cortei, ho visto gruppi di ragazzi che non sapevano quello che stavano facendo, altri ubriachi, altri che si atteggiavano a capetti rivoluzionari. Personalmente con i cortei ho chiuso». Sintetico Mohamed, 15 anni, II liceo scientifico a San Donato, «è inutile andarci. Ho partecipato la prima volta mosso dalla curiosità, poi ho capito che di baldoria ce n’è troppa, siamo al nono corteo, chi va perde la continuità delle spiegazioni. Eravamo in classe in 16 su 28 ma non abbiamo subito picchetti». Ammette di non essere interessato alla politica Luca, terzo scientifico all’Einstein: «Sinceramente non ho ancora capito come sarà questa riforma, quindi è inutile contestarla a priori. Nella mia classe su 27 solo 5 hanno protestato».
Per Filippo, quarto scientifico al San Carlo e una simpatia per Azione universitaria quello di martedì «era un pretesto per fare casino. Da noi nessuno ha partecipato (non solo nella mia sezione ma in tutto l’istituto) e non perchè siamo una scuola paritaria e non pubblica.

Ammettiamo il dissenso, è normale che le persone non siano d’accordo su tutto e contestino una riforma ma quello che abbiamo visto martedì non è degno di un paese civile». La maggioranza la pensa come voi? «Contate i ragazzi scesi in piazza, loro dicono 5mila, sappiamo che esagerano sempre. Noi siamo molti molti di più». Solo che non urlano e non lanciano uova ai poliziotti.

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