Ora Berlusconi teme la trappola di Napoli Dopo l’interrogatorio della segretaria, il premier considera ormai certa una sua convocazione in Procura

RomaDavvero un venerdì nero per il Cavaliere. E non solo per le Borse che ieri colavano a picco in tutta Europa arrivando a bruciare 186 miliardi euro. Chiuso a Villa San Martino, infatti, Berlusconi trascorre la giornata bersagliato dalle telefonate di ministri e dirigenti del Pdl che gli chiedono di rimettere mano ancora una volta alla manovra. Ma la testa non può che stare anche a quello che accade a Napoli dove Marinella Brambilla, sua segretaria personale di una vita, viene interrogata per oltre due ore dai pm che indagano sul caso Tarantini-Lavitola e sulla presunta estorsione ai danni del premier.
Il Cavaliere è infatti convinto che nonostante la procura di Napoli lo consideri «persona offesa» l’unico obiettivo dell’inchiesta sia quello di «aprire un altro fronte» nei suoi confronti. E di questo non ne fa mistero già da alcuni giorni nelle sue conversazioni private, visto che la notizia dell’indagine era stata anticipata la scorsa settimana da Panorama. Ecco perché ieri nell’entourage del premier s’è guardato con molta apprensione al lungo interrogatorio della Brambilla. Perché - è il senso dei ragionamenti di queste ore - da magistrati come Woodcock ci si può aspettare di tutto. Di certo, Berlusconi inizia a dare per scontato una sua convocazione in procura in qualità di parte lesa. I magistrati, infatti, lasciano filtrare di essere in attesa di un’eventuale richiesta del premier di essere sentito e perfino la loro disponibilità a presentarsi a Palazzo Chigi. Una richiesta che chiaramente non arriverà, visto che su una cosa il Cavaliere non ha dubbi: l’obiettivo sono io, non certo Tarantini o Lavitola. E dunque è difficile che sia lo stesso Berlusconi a concedersi sua sponte a quella che in privato definisce «la passerella» della procura.
Se convocazione ci sarà, però, non dovrebbe arrivare prima della prossima settimana. Oggi, infatti, il gip interrogherà Tarantini e la moglie. Un passaggio fondamentale, soprattutto per capire cosa racconteranno i due che rischiano di avere davanti fino a sei mesi di carcere. «Uno strumento di pressione - spiega un ministro - che ti può far dire qualunque cosa. Soprattutto se non sei abituato a certe privazioni». Una situazione che tra gli uomini più vicini a Berlusconi è considerata piuttosto a rischio se uno di loro arriva a dire che si sentirebbe più tranquillo «a girare da solo in giacca e cravatta per le strade di Sirte». Ecco perché il Cavaliere sarà ascoltato solo dopo. Peraltro in qualità di persona lesa, quindi senza la possibilità di avvalersi della facoltà di non rispondere (che hanno solo gli indagati).
C’è preoccupazione, dunque. Tanto che durante la giornata sulla vicenda tacciono tutti nel Pdl, anche i soliti «dichiaranti a gettone». Nessuna presa di posizione contro l’inchiesta, nessuna stigmatizzazione dell’uso delle intercettazioni on demand. Almeno fino alle otto di sera, quando gli unici a puntare il dito sono Cicchitto e Napoli che definiscono «incivile» pubblicare «conversazioni private del premier che non hanno nulla a che fare con i procedimenti giudiziari in corso».
La settimana che si apre, dunque, per Berlusconi rischia di essere l’ennesima prova di fuoco. Con i verbali degli interrogatori di Tarantini e consorte che potrebbero arrivare sui giornali, magari insieme ad altre intercettazioni. E con i mercati che dovranno esprimersi sulla manovra. Un provvedimento che il premier - questo ha risposto alle tante obiezioni dei suoi - non si può più toccare perché martedì il testo deve andare in aula al Senato. Quasi scontato, dunque, che sarà messa la fiducia anche a Palazzo Madama. Il punto è capire se l’attacco speculativo del dollaro sull’euro andrà avanti.

Perché se i mercati bruceranno anche questa manovra - con aperto contestualmente il fronte Tarantini - c’è «il rischio tenaglia». E il contraccolpo sul governo potrebbe non essere indolore se ieri nella giornata di apertura del workshop Ambrosetti a Cernobbio erano in molti ad evocare il governo tecnico.

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