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«Ora c’è un’unica soluzione: l’idea di Maroni e Tremonti»

Carbonato, presidente delle imprese metalmeccaniche torinesi: giusta la loro preoccupazione di prevedere compensazioni finanziarie

da Roma

Non ci sono stati «contatti preliminari» tra governo e Confindustria sulla questione Tfr. Lo ribadisce il presidente dell’Associazione imprese metalmeccaniche torinesi (Amma) e di Prima Industrie (macchine laser), Gianfranco Carbonato, che conferma in pieno le tesi di Viale dell’Astronomia. Sbalordito dall’intempestività del provvedimento e preoccupato per le ricadute negative per l’indotto Fiat, l’imprenditore auspica un serio confronto con un governo «che ha fatto tanta confusione» per modificare una norma che rischia di mettere in ginocchio le piccole e medie imprese.
Presidente Carbonato, il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa ha detto che è stata Confindustria a non volere che le Pmi fossero risparmiate dalla riforma del Tfr.
«È stata una sorpresa. Senza che nulla fosse concordato o negoziato ci siamo trovati di fronte il prelievo forzoso del Tfr. Dalle informazioni di cui dispongo mi sembra che ci hanno messo davanti una proposta preconfezionata. Non sono al corrente di nessun contatto preliminare».
Eppure anche ieri Prodi ha ribadito che i benefici del taglio del cuneo sono superiori agli svantaggi legati alla perdita del Tfr.
«Che io sappia non è mai stato posto il tema dell’alternatività tra cuneo e Tfr. E poi sono due cose diverse: uno incide dal punto di vista patrimoniale, l’altro da quello contributivo. Un altro versante dove la Finanziaria ci ha riservato qualche sorpresina negativa con gli aumenti dei contributi previdenziali. Il fatto che vengano messi sullo stesso piatto della bilancia fa pensare».
La sua impresa ne risentirà?
«Prima Industrie è una società quotata e può sopportare questi aggravi. La mia preoccupazione è per le piccole e medie imprese. Qui a Torino il mondo dei fornitori Fiat sarà il più toccato. Che il Tfr sia un’anomalia tutta italiana è vero, ma è una delle poche anomalie positive per il sistema delle aziende e non va risolto così».
Quale potrebbe essere una soluzione?
«L’iniziativa che avevano proposto gli ex ministri Maroni e Tremonti prevedeva una serie di compensazioni per le imprese che perdevano queste forme di finanziamento. Qui si anticipa la riforma previdenziale e non si parla di misure di sostegno dicendo che le banche faranno credito. Poi, quando uno va allo sportello e sente parlare dei parametri di Basilea 2 i problemi ci sono».


È d’accordo con la linea del presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, che insiste per modificare il testo della Finanziaria?
«Sì. Bisogna mettersi seriamente attorno a un tavolo e loro devono capire le nostre ragioni. Con il contributo dell’opposizione. I problemi non si risolvono creando confusione e il governo ne ha già fatta abbastanza».

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