Roma

«Ora canto da solo e faccio il provocatore»

Il mondo lo ha conosciuto come la voce dei System of a Down, uno dei gruppi più interessanti della scena alternative metal di inizio decennio. Ma oggi Serj Tankian, armeno trapiantato a Los Angeles, sta cercando di ripercorrere la strada del successo da solista. Lunedì sarà all'Auditorium accompagnato dall'Orchestra filarmonica italiana. In una veste inedita.
Non è una scelta che stride con il sound aggressivo dei suoi inizi?
«Non vedo perché porsi dei limiti. Ho voluto offrire ad alcune canzoni del mio album d’esordio, uscito nel 2007, un'evoluzione diversa, interessante, lontana dalla cerchia stretta del rock. Ed è stata una bella sorpresa, perché quei brani, con un altro vestito addosso, sembravano diversi. Hanno guadagnato tantissimo».
Il disco si chiama «Elect the dead», cioè «Eleggi la morte». Cosa intendeva?
«È un invito a pensare. Se ne possono dare diverse interpretazioni e a mio avviso ciascuna è valida. Può essere inteso come una provocazione».
Oppure?
«Oppure semplicemente come un'esortazione a guardare indietro, al passato, a chi ha governato prima e magari qualche scelta azzeccata è riuscita a farla. Comunque incita ad andare oltre la materialità delle cose, oltre i limiti. A non essere passivi, a cambiare».
Uno dei testi più suggestivi è senz’altro quello di «Sky is over», ovvero «Il cielo è finito». Non sarà un po’ troppo pessimista?
«Che ci avviamo verso la fine della civiltà non è pessimismo, è realismo».
Ha già provato a suonare con l’Orchestra filarmonica italiana? C’è intesa tra di voi?
«Mi sembrano molto uniti. Lo sono stati dal primo all’ultimo minuto. Ho ottime sensazioni legate a questo concerto».
A settembre, invece, arriverà il suo nuovo lavoro, «Imperfect harmonies» («Armonie imperfette»). Lo presenterà il primo settembre all’Estragon di Bologna. Ci anticipa qualcosa?
«Non sarà soltanto rock. Ci saranno molti strumenti coinvolti e diversi momenti jazz. Insomma, ancora una volta qualcosa di diverso rispetto al passato».
A proposito di passato: c’è speranza che i System of a Down tornino a esibirsi insieme?
«Siamo rimasti tutti grandi amici.

È possibile».

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