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Ora Epifani teme di tornare sindacalista antigovernativo

Ora Epifani teme di tornare sindacalista antigovernativo

da Roma

Restano i più accesi sostenitori di Franco Marini proprio mentre le imprese e nuovi pezzi di maggioranza gettano la spugna. Cgil, Cisl, Uil, insieme all’Ugl, continuano a spendere le loro forze per un governo di scopo. E anche all’incontro di ieri, i tre segretari generali Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti hanno avuto modo di confermare il loro appoggio al presidente del Senato.
Marini ha ricambiato, facendo capire agli ex colleghi che i loro sforzi non sono inutili; che gli spazi di manovra per un governo e una nuova legge elettorale non mancano. Anche se, in realtà, non è tanto il sistema di voto ad interessare le confederazioni dei lavoratori, se non per la reintroduzione del voto di preferenza, unico argomento che li vede uniti. Per Cgil, Cisl e Uil la vera priorità resta l’emergenza salari. E ieri i tre segretari lo hanno detto chiaramente a Marini, incassando anche su questo la sua disponibilità.
Un impegno preso d’ufficio, visto che il taglio delle imposte sui redditi da lavoro è una misura onerosa e molto impegnativa politicamente; oltre le possibilità di un governo balneare. Ma tanto è bastato per permettere ai sindacalisti di uscire da Palazzo Giustiniani ribadendo il loro «no» a nuove elezioni.
Posizione sempre più scomoda, ma obbligata per Cgil, Cisl e Uil, anche se per motivazioni molto diverse. Scontato il sostegno della Cisl. Marini è ancora molto legato al sindacato cattolico che ha guidato negli anni Ottanta. Senza contare che l’attuale leader, Bonanni, è sempre stato a favore di una grande coalizione.
Più complicata la posizione della Cgil. In caso di voto, il segretario Guglielmo Epifani rischia di ritrovarsi al tavolo con Silvio Berlusconi a parlare di salari e magari anche di riforma dei contratti. Argomenti sui quali Epifani ha strappato una qualche timida apertura nel suo sindacato, ma che non riuscirebbe più a sostenere nel caso si dovesse insediare un governo di centrodestra. In altre parole, l’ipotesi di elezioni e di una nuova maggioranza, condannerebbe la Cgil ad un’altra stagione di antagonismo, una legislatura durante la quale sarebbe costretta a dire di no a tutto. Ancora diversa la posizione della Uil, sicura che Berlusconi accoglierebbe l’appello a ridurre le tasse, ma altrettanto certa che il Cavaliere non si limiterebbe ai soli redditi da lavoro dipendente e includerebbe tra i beneficiari anche gli autonomi e le imprese. Lo scenario che si potrebbe aprire per i sindacati è quindi simile a quello dei tempi del Patto per l’Italia, l’accordo del 2003 con il governo Berlusconi che la Cgil non firmò, unica tra le parti sociali.
L’ipotesi percorsi separati non dispiace invece ai sindacati autonomi. Che da giorni si spendono contro il tentativo di Marini. «In presenza di un quadro politico frazionato, incapace di esprimere un governo che possa responsabilmente governare il Paese, riteniamo che sia un bene andare al più presto alle elezioni», ha ribadito ieri Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal.

Durissimo Marco Paolo Nigi, segretario generale della Confsal, secondo il quale «Marini chiude in bellezza i due anni di un governo che ci ha profondamente deluso».

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