Ora Fini si è ridotto a scimmiottare Grillo: "Né di qua né di là"

La linea decisa con Casini e Rutelli: nessuna alleanza Ma è un boomerang per i futuristi: Ronchi si dimette

Ora Fini si è ridotto a scimmiottare Grillo: "Né di qua né di là"

Roma Esattamente come il guitto Beppe Grillo. In vista dei ballottaggi di fine mese, la triade Fini, Casini e Rutelli decide di non decidere. Lo fanno per motivazioni di opportunismo interno, nel tentativo di non spaccare ulteriormente i propri partitini. Come per i grillini, per il Terzo Polo destra e sinistra uguali sono: né di qua né di là. Fini, Casini e Rutelli lo dichiarano ufficialmente in una conferenza stampa all’hotel Nazionale, proprio di fronte a Montecitorio, alle quattro del pomeriggio. Decidono di non decidere, di fare come Ponzio Pilato: del secondo turno se ne lavano le mani. Peccato che Fini rischi così di perdere qualche dito ancora. Urso no, non subito. Ma Ronchi lo danno tutti ormai per perso, o guadagnato a seconda dei punti di vista. In ogni caso la conta ci sarà domani mattina in un’assemblea dei futuristi che si preannuncia infuocata. Un primo sintomo della lontanza di Ronchi dal partito, le sue dimissioni da presidente dell’assemblea dei futuristi.

La «non» decisione sui ballottaggi di Milano e Napoli, nell’aria ormai da giorni, viene anticipata «grillinamente» dal centrista Buttiglione: «Noi con questa politica non c’entriamo, noi proseguiamo lungo la linea del “né con gli uni né con gli altri”». A ufficializzare la linea, qualche minuto dopo, lo stesso presidente della Camera in versione leader di partito, galvanizzato dal coretto «Fi-ni, Fi-ni», tributatogli in piazza da una scolaresca delle elementari di Foggia. «Il Terzo Polo ha mosso i suoi primi passi in queste elezioni amministrative, si sta organizzando nel Parlamento e nel Paese - assicura -: chi pensa di provocare divisioni in vista dei ballottaggi e dei futuri mesi di attività politico parlamentare che si annunciano intensi, cambi i suoi piani». Curiosa considerazione, la sua, visto che Udc, Fli ed Api si sono presentati uniti soltanto in 13 città su 134 grandi centri. Rutelli invece sottolinea il suo obiettivo ultimo: frantumare il bipolarismo italiano: «Chi ha voluto politicizzare le elezioni ha sbagliato, il ballottaggio sarà un’altra tappa della fuoriuscita da questo bipolarismo guerriero». Casini, invece, lascia parlare i due candidati terzopolisti di Milano e Napoli, Manfredi Palmeri e Raimondo Pasquino. I quali ripetono a macchinetta l’inutile refrain: «Il nostro programma resta la nostra stella polare».

La posizione pilatesca, in ogni caso, non risolve il caos in casa finiana. Due ore prima della conferenza stampa, infatti, il moderato Urso ha radunato i suoi: assieme all’ex ministro anche il deputato e coordinatore del Fli in Sicilia Pippo Scalia, il deputato Checchino Proietti Cosimi, l’ex ministro Andrea Ronchi, gli europarlamentari Potito Salatto, Salvatore Tatarella e Giovanni Collino, i senatori Mario Baldassarri e Candido De Angelis. Tutti concordi sulla linea moderata: il Fli, quando va a sinistra, racimola una miseria ed è senza futuro. Quindi ai ballottaggi si deve sostenere il centrodestra se è vero, come detto da Fini nel congresso di Milano, che il Fli è la nuova destra. Urso è determinato a non mollare e a denunciare la deriva sinistrorsa imposta da Bocchino e Granata. Linea minoritaria, la sua. Ma che farà pesare domani in un’assemblea del Fli che si apre come un desiderio di «conta».

Lo dice a chiare lettere lo stesso Fini: «Italo Bocchino - sibila il presidente della Camera - ha giustamente convocato per venerdì mattina l’assemblea nazionale di Futuro e libertà che aprirà con una sua relazione. Questa sarà sottoposta all’assemblea che sarà chiamata appunto a ratificare la scelta del non appoggio esplicito a nessuno dei due candidati così come ha stabilito il Terzo Polo. A quel punto - graffia il leader di Fli - la scelta sarà ratificata dalla maggioranza e diventerà vincolante per tutti».
A quel punto saranno Urso e i moderati a poter alzare il ditino contro il leader e fargli il verso: «E se non siamo d’accordo che fai? Ci cacci?». Insomma, le grane per Gianfranco non sono finite, posto che la decisione di non decidere non è andata giù neppure ai falchi.

L’altra sera, infatti, in una riunione turbolenta dei futuristi, c’era chi pressava affinché il Fli appoggiasse al secondo turno Pisapia e De Magistris.

Il ragionamento di Granata e Perina in testa: «Ma come? Siamo a un passo per dare la spallata a Berlusconi e ci tiriamo indietro? E poi un partito che non dà indicazioni che partito è? Se si decide di combattere, si combatte fino in fondo».

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