Una tavola rotonda, quella su «Foibe-Una storia dItalia» (ne abbiamo parlato ieri su queste pagine), che è stata apparecchiata in piena campagna elettorale dallassessore provinciale Giorgio Devoto, comunista, per commensali comunisti, con lobiettivo preciso di ristabilire la verità storica. Di parte. Comunista. E negazionista. Che significa, in particolare: i morti ammazzati e buttati nelle fosse carsiche alla fine del secondo dopoguerra, uomini, donne e bambini, saranno stati al massimo qualche centinaio, non decine di migliaia come insinuano i fascisti. E poi, in crescendo: se qualche eccesso cè stato da parte dei comunisti titini, sè trattato di una comprensibile reazione allinvasione fascista. Infine, la bacchettata violenta: i politici di oggi devono smetterla di strumentalizzare una materia delicata come questa, in cui le vittime sono i comunisti e i criminali i soliti fascisti. Questa sì che è Cultura, questa sì che è Storia, come la raccontano i comunisti Goradz Bajc, Paolo Battifora, Guido Franzinetti e Joze Pirjevec, relatori al banchetto del sapere servito in Provincia! E poco importa che le vere vittime, decine di migliaia, e i 350mila profughi costretti ad abbandonare in fretta e furia Istria e Dalmazia per non fare la stessa fine degli infoibati, avessero il solo torto di essere italiani. Gli «storici» - rigorosamente con le «virgolette» - che hanno partecipato alla famosa tavola rotonda devotamente organizzata da Devoto la pensano in maniera diversa. Così. Gli uomini? Fascisti. Le donne? Fasciste. I bambini? Fascisti pure loro. Due o tre, o forse due o trecento o due o tremila morti ammazzati, che centra? E comunque non è il caso di speculare. Tesi storica - nel senso di bufala di portata storica - ribadita a tavola e davanti al microfono nelle interviste televisive sul Tg3.
«Le loro dichiarazioni - spiega il consigliere provinciale della Lista Biasotti, Massimo Pernigotti - me le hanno riferite gli esponenti di Rapallo dellAssociazione Venezia Giulia e Dalmazia che avevano saputo del convegno solo dalla televisione». E sì, perché lassessore alla Cultura Devoto, nellorganizzare lincontro, si era dimenticato - certo involontariamente, per carità - di invitare o comunque avvertire la cosiddetta controparte, i discendenti delle vittime dellodio e della persecuzione etnica che mantengono vivi il rispetto umano e la memoria storica. Quella vera. La tavola rotonda è di un paio di settimane fa, ma Pernigotti non ha voluto sollevare il caso per evitare il rischio di strumentalizzazioni nei giorni dellacceso confronto per le regionali. «Mi sono limitato a segnalare il fatto al presidente dellAssociazione Venezia Giulia e Dalmazia, il professor Claudio Eva, ripromettendomi di portare poi il caso allattenzione del consiglio provinciale».
Ora le foibe diventano un caso in Provincia
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