Ora è la Francia a sfidare la rivolta islamica

Continuano le iniziative di protesta in numerosi Paesi arabi: ieri la Siria ha richiamato il proprio ambasciatore a Copenaghen

Alberto Toscano

da Parigi

Maometto un miracolo lo ha fatto: permettere a un quotidiano alla deriva di esaurire almeno per un giorno le proprie copie in tutte o quasi le edicole transalpine. Si tratta del giornale parigino France-Soir, testata un tempo prospera e diffusa a centinaia di migliaia d'esemplari. Benché le sue vendite siano ormai ridotte a un lumicino e i suoi conti navighino nelle acque agitate del profondo rosso, France-Soir ha avuto ieri un guizzo, ripubblicando le vignette danesi, considerate offensive nei confronti della religione islamica. È stato un successone, che ha però rinfocolato le proteste islamiche in Europa e in Medio Oriente. E che è costato caro al presidente e direttore della pubblicazione Jacques Lefranc, licenziato in tronco dal proprietario del quotidiano, l'uomo d'affari franco-egiziano Raymond Lakah.
Le cose si erano del resto messe male subito. Dalil Boubakeur, rettore della moschea di Parigi e presidente dell'organismo rappresentativo degli islamici transalpini (il Cfcm, sigla che sta per Consiglio francese del culto musulmano) ha avuto parole di fuoco contro il quotidiano, resosi responsabile a suo avviso di «un gesto odioso» e di «un'autentica provocazione nei confronti di milioni di islamici residenti in Francia». Dalil Boubakeur, che passa per un moderato, non ha esitato a infierire verbalmente sul giornale parigino, colpevole d'aver riprodotto tutte quante le dodici vignette satiriche già apparse sulle pagine del giornale danese Jyllands Posten (che dal canto suo si è ora scusato, pubblicando un articolo in arabo e in inglese, oltre che in danese). I leader più radicali della comunità islamica francese - la seconda del Paese con cinque milioni di membri - hanno preannunciano azioni legali e persino non meglio precisate «vendette» contro France-Soir.
I responsabili di France-Soir, prima di essere silurati, spiegavano la loro scelta affermando d'aver voluto fornire ai lettori un'informazione completa. La motivazione dei responsabili di France-Soir è stata la seguente: «Certo quei disegni possono apparire di cattivo gusto, ma dal nostro punto di vista l'imperativo principale è quello di affermare anche in Francia la piena libertà d'informazione». Poi il colpo di scena serale: «Presentiamo le nostre scuse alla comunità musulmana e a tutte le persone che sono state scioccate da questa pubblicazione», recita il comunicato che accompagna il licenziamento di Jacques Lefranc. Ma scelte analoghe sono state compiute da giornali di altri Paesi, che hanno pubblicato almeno una parte delle vignette. In Germania è stato il prestigioso Die Welt a proporre uno di quei disegni, parzialmente ripresi anche da organi d'informazione svizzeri, olandesi, spagnoli, italiani e così via. E vedremo se cadranno altre teste per questo.
Il giornalista francese Robert Ménard, fondatore e leader dell'organizzazione Reporters senza frontiere, si è detto preoccupato dall'ondata di intolleranza presente nel mondo islamico. Manifestanti giurano odio e vendetta sfilando di fronte alle rappresentanze diplomatiche danesi in vari Stati: dalla Turchia all'Iran passando per la Siria e l'Egitto. La diplomazia di Copenaghen è scesa in campo al gran completo nel tentativo di tranquillizzare le folle islamiche, che in varie parti del Medio Oriente (ad esempio nei territori palestinesi di Gaza e della Cisgiordania) hanno dato alle fiamme bandiere della Danimarca. La Giordania ha deciso il boicottaggio delle merci provenienti dai due Paesi in cui sono inizialmente uscite le vignette satiriche tanto contestate: la Norvegia e appunto la Danimarca. La Siria ha richiamato per consultazioni il proprio ambasciatore in Danimarca e - in un comunicato governativo - ha parlato di «violazione dei sacri principi» da parte della stampa danese.

Seppure in modo meno plateale, anche altri Paesi arabi - tra cui Arabia Saudita, Egitto, Kuwait, Libia, Emirati arabi uniti e Qatar - hanno deciso il richiamo degli ambasciatori o hanno comunque protestato con la Danimarca. Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad se la prende con l'Occidente e promette che i musulmani «daranno una lezione» ai nostri Paesi.

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