Una banda composta da almeno cinque persone quella che il 22 giugno del 1983, agli ordini del boss della banda della Magliana Renatino De Pedis, rapì Emanuela Orlandi. I magistrati della Procura di Roma stanno stringendo il cerchio intorno agli autori del misterioso sequestro. Oltre alle tre persone indagate, il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Simona Maisto ritengono di aver individuato altre due persone che avrebbero preso in qualche modo parte al rapimento. «Si comincia a chiarire il quadro», dicono a piazzale Clodio, dove nei giorni scorsi si sono svolte numerose audizioni.
È stato sentito anche il telefonista «Mario», luomo che chiamò casa Orlandi qualche giorno dopo la scomparsa della cittadina vaticana. Per i magistrati non prese parte in prima persona al sequestro, ma ne conoscerebbe ogni retroscena. Questa volta ai pm avrebbe raccontato i motivi per i quali il corpo di «Renatino» è stato sepolto nella basilica di SantApollinare, a pochi passi dal Senato. Che cosa aveva fatto il boss per meritare questo privilegio solitamente riservato ai «virtuosi»? Dallesame testimoniale di Mario sarebbe emersa ancora la figura ed il ruolo svolto da De Pedis nel rapimento della Orlandi. Tra le persone interrogate dai magistrati cè anche Carlo De Tomasi (figlio di Giuseppe, detto Sergione, anche lui legato a De Pedis) ritenuto amico intimo della famiglia di «Renatino» e di Sabrina Minardi, lex compagna del boss ora diventata la supertestimone dellinchiesta (qualche giorno fa la Minardi è stata arrestata per un cumulo di cinque condanne, ormai passate in giudicato, per reati di varia natura). È stato grazie alle sue rivelazioni che gli investigatori, a distanza di quasi 30 anni, sono riusciti ad identificare e ad iscrivere nel registro degli indagati i nomi di tre persone. Si tratta di Sergio Virtù, 49 anni, che era lautista di fiducia di De Pedis, Angelo Cassani, 49 anni, detto «Ciletto» e Gianfranco Cerboni, 47 anni, detto «Giggetto».
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