Ora un’inchiesta sulla donna morta a bordo

Porto Empedocle (Agrigento) Infreddoliti, bagnati fradici, stremati dalla stanchezza con i loro occhi persi nel vuoto. Sono arrivati ieri mattina a Porto Empedocle i clandestini che per quattro giorni hanno vissuto in condizioni pessime nella pancia del Pinar, il cargo turco battente bandiera panamense, al centro di una contesa tra l’Italia e Malta sulla destinazione finale dei profughi. Trenta hanno toccato la terraferma quando ancora il sole non era sorto su una motovedetta della Guardia di finanza, altri 94 invece sono sbarcati alle 11, trasportati dalla corvetta Danaide della Marina. Per due di loro è stato necessario il ricovero in ospedale: rischiavano l’assideramento. Tutti gli altri, per la mattinata, sono stati ospitati in una tensostruttura allestita sulla banchina del porto, dove ad attenderli vi erano i volontari della Protezione civile. Per loro, abiti nuovi e asciutti, una bevanda calda, una doccia e soprattutto la fine di un’odissea iniziata in Libia e terminata a lieto fine. «Sono degli esseri umani - ha spiegato Girolamo di Fazio, il questore di Agrigento che coordinato gli sbarchi - e per questo andavano aiutati. Ma qui a Porto Empedocle resteranno solo il tempo necessario». Il tempo del trasferimento. Perché nella tarda mattinata hanno raggiunto in autobus il centro di prima accoglienza di Pian Del Lago a Caltanissetta, dove presto saranno interrogati. Dovranno raccontare la lunga traversata in mare, il salvataggio da parte della Pinar, gli stenti vissuti a bordo e i particolari della morte della diciottenne incinta, il cui corpo privo di vita è rimasto per diversi giorni sul ponte del cargo turco. Il fratello della ragazza ieri appena sbarcato ha detto: «È morta annegata mentre tentava di arrampicarsi con una fune sul ponte della Pinar». La magistratura agrigentina ha avviato un’inchiesta. È rimasta per tutto il giorno nella rada del porto di Lampedusa la Pinar per consentire che un medico controllasse lo stato di salute dei 14 marinai.
Si conclude così non senza polemiche la drammatica traversata dei 144 migranti soccorsi giovedì scorso nel Canale di Sicilia dalla Pinar.

Durissimo ieri è stato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni: «Chiediamo all’Unione europea di porre fine a quello che consideriamo un paradosso per cui c’è un Paese che ha la competenza per intervenire su un’area di mare, si prende i contributi per farlo ma poi siamo noi che dobbiamo intervenire e risolvere i problemi».

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