Ora l’Antitrust guarda a Mediobanca

Ora l’Antitrust guarda a Mediobanca

da Milano

Da Generali a Mediobanca: dopo aver imposto a Intesa Sanpaolo una dieta obbligata nel settore assicurativo, l’Antitrust non nasconde che per Unicredit-Capitalia l’eccesso di calorie potrebbe emergere dalle sovrapposizioni industriali tra le attività delle due promesse spose e quelle di Piazzetta Cuccia. A lasciarlo intendere, seppure implicitamente, è stato ieri Antonio Catricalà prannunciando ai senatori che nello stilare il verdetto sulla superbanca guidata da Alessandro Profumo, l’Authority punterà la propria attenzione anche sull’investment banking. Settore dove da un lato è forte la presa di Mediobanca e dall’altro Piazza Cordusio opererà con la doppia mano di Ubm e di Mcc. Da qui, dato che Unicredit e Capitalia sono grandi azioniste della merchant bank milanese, l’intreccio individuato dall’Antitrust (che ufficialmente inizierà il proprio esame martedì 17 luglio) sotto il profilo della concorrenza.
Ecco perché la verifica, malgrado i due gruppi abbiano più volte ribadito che dimezzeranno la propria partecipazione in Mediobanca al 9% e usciranno dal libro soci di Generali, promette di aggiungere altro materiale al confronto a distanza in corso tra Intesa e Unicredit sulle ricadute della superbanca, nel delicato gioco di pesi e contrappesi che collega Mediobanca al gruppo assicurativo del Leone. «Sarà questa un’altra occasione importante per applicare i principi che fino ad ora l’Autorità ha inteso affermare», ha annunciato Catricalà a Palazzo Madama, dando voce davanti alla commissione Finanze alle 12 pagine del proprio intervento.
Dopo la stoccata riservata alla scarsa contendibilità delle Popolari e al peso azionario delle Fondazioni nelle banche, l’attenzione di Catricalà si è soffermata sulla governance alla tedesca: il sistema che ha finora rappresentato il volano del consolidamento in atto nel credito nazionale, ma sul quale il primo a esprimere qualche riserva era stato lo stesso governatore di Bankitalia, Mario Draghi, lo scorso inverno in occasione del Forex. Il modello, che suddivide le responsabilità di vertice tra il consiglio di sorveglianza e quello di gestione, può essere «efficiente», ha ammesso il numero uno dell’Antitrust. A patto però di rispettare una «chiara distinzione di ruoli tra la proprietà degli azionisti e la gestione diretta dell’impresa da parte del management», ha sottolineato Catricalà inserendosi nella linea ideale tracciata 24 ore prima a Milano dal presidente della Consob, Lamberto Cardia, che nella propria relazione annuale ha proposto il correttivo di un comitato audit all’interno del consiglio di sorveglianza.

Il sistema duale «analizzato dall’Autorità nei casi Intesa-Sanpaolo e Ubi», ha proseguito Catricalà, dal punto di vista della concorrenza «può avere una valenza positiva o negativa secondo come in concreto sia realizzato».

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