Ora l’Eni lancia l’asse con Pechino «Sarà il primo mercato del mondo»

La nuova frontiera dell’Eni è la Cina, mercato sterminato e assetato di energia. Ieri l’amministratore delegato del gruppo petrolifero, Paolo Scaroni, ha firmato a Pechino un accordo con Petrochina, la più grande compagnia petrolifera cinese, che prevede un ampio ventaglio di possibili collaborazioni, sia in Cina che in Africa, dove peraltro l’Eni ha una presenza già consolidata. Le compagnie studieranno, in base all’intesa, opportunità comuni per espandere le loro operazioni negli idrocarburi convenzionali e non convenzionali. Inoltre, Petrochina valuterà la potenziale acquisizione di una partecipazione in alcuni asset posseduti da Eni. Da parte sua, Eni metterà a disposizione del partner cinese le proprie competenze nel «gas shale» (metano estratto da rocce scistose) maturate in Nord America. La collaborazione riguarderà anche le tecnologie avanzate, con un’attenzione speciale sullo sfruttamento delle risorse di olio e gas non convenzionali, che potrebbero essere sviluppate congiuntamente e applicate in una o più iniziative previste dall’accordo. «Siamo convinti - ha affermato Scaroni - che in Cina ci siano grandi di risorse di “shale gas“, un gas non convenzionale il cui sfruttamento è stato reso possibile dalle recenti evoluzioni della tecnologia».
L’ad dell’Eni ha ricordato che la Cina ha oggi un bassissimo consumo di gas naturale, che copre solo il 3% del totale energetico. «La Cina è un Paese che va a carbone - ha sottolineato - e allo stesso tempo si è impegnata a ridurre del 40% entro il 2020 le emissioni di gas inquinanti. Potrà farlo solo se sfrutterà le sue risorse naturali. Per questo per noi rappresenta il mercato più promettente del mondo». D’altra parte - ha proseguito - «i cinesi vogliono entrare in Africa e vedono in noi il partner ideale». L’Eni è presente massicciamente in Africa, dove ha attività in Egitto, Libia, Algeria, Tunisia, Nigeria, Congo, Angola, Ghana, Togo e Mozambico.
La Cina - ha aggiunto l’ad dell’Eni - «è un Paese che continua ad aumentare i consumi di energia e questo ci fa pensare che farà uno sforzo colossale per aumentare i consumi di gas. Tanto per dare un’idea, oggi la Cina consuma meno gas dell’Italia. Quindi, noi pensiamo che ci sarà bisogno di più energia; che ci sarà bisogno di molta più energia da gas; e che la Cina farà il tutto solo se troverà gas domestico. Perché non vorrà dipendere dall’estero, in modo sostanziale, nei suoi consumi di gas. Da qui il nostro interesse di entrare nello “shale gas“ cinese».


Il memorandum firmato a Pechino è per l’Eni «un passo avanti nel rafforzamento in Estremo Oriente». L’Eni è presente in Cina dal 1984 dove partecipa a un consorzio con la cinese Cnooc e la Chevron per l’estrazione di 12mila barili di olio equivalente al giorno.

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