Ora Lele Mora rischia il fallimento: entro oggi dovrà versare 10 milioni

Il manager braccato dal Fisco: per salvare la sua azienda, l'agente offre 6 milioni ma per l'erario non sono sufficienti

Ora Lele Mora rischia il fallimento: 
entro oggi dovrà versare 10 milioni

Milano - «Se sono rose fioriranno. Se son spine, pungeranno». Lele Mora sembra vivere con filosofia la vigilia del giorno decisivo per la sua carriera di imprenditore dello spettacolo: oggi il tribunale fallimentare di Milano si riunirà per decidere se la LM Management, la società attraverso cui Mora ha per anni fatto e disfatto le fortune dello star system italiano, può continuare a vivere. Il clima, in realtà, sembra tendere decisamente al brutto. Attraverso i suoi legali, Mora ha chiesto che la società venga ammessa al concordato preventivo, che è un modo per fronteggiare almeno in parte i creditori ed evitare il fallimento. Ma i giudici potrebbero decidere che per salvare la società serve una iniezione di denaro liquido molto più sostanziosa di quanto Mora abbia messo sul tavolo nelle istanze presentate finora. E se non saltano fuori tutti i soldi necessari, la creatura di Mora va inevitabilmente verso il crac. Per la storia di quella fetta d’Italia che ruota intorno allo spettacolo e alla televisione, sarebbe un avvenimento epocale: perché il cinquantacinquenne ex parrucchiere è stato, di quel mondo, un protagonista indiscusso per quasi vent’anni, ha inventato personaggi, creato e distrutto fortune, accumulato milioni. E significativo è che le sue disgrazie siano iniziate proprio con le inchieste giudiziarie che del mondo del gossip hanno portato alla luce gli aspetti più triviali. Dai guai giudiziari - a differenza del suo ex pupillo Fabrizio Corona, spensieratamente avviato verso la rovina - Mora è uscito con formula piena. Su di lui si è però abbattuta la scure del fisco: che lo ha accusato di avere scaricato dalle tasse spese per importi colossali, che poco avevano a che fare con gli affari e molto col suo leggendario tenore di vita.

Equitalia - l’agenzia di riscossione delle tasse - ha chiesto a Mora di versare dieci milioni di euro. I milioni non sono arrivati. Ed Equitalia, con scarsa riverenza verso l’uomo che ha donato all’Italia personaggi indimenticabili come Costantino Vitagliano e Elenoire Casalegno, ha chiesto il fallimento della LM. Nel febbraio scorso i siti specializzati in gossip annunciavano che, per cercare di salvare la baracca, Mora avrebbe messo sul tavolo sei milioni. Ma i milioni non sono arrivati. Lo spiega al Giornale lo stesso Mora: «Soldi in contanti non ne sono arrivati perché non ce ne sono. Sono state messe a disposizione delle fideiussioni bancarie, degli immobili, cose del genere. Io però di queste cose non capisco molto, sono robe un po’ da addetti ai lavori». Ma se la società fallisce lei cosa fa? Ha già pronta una nuova società per ripartire? «Macché. Io spero che la mia società possa andare avanti. Se non me lo permetteranno continuerò a fare la vita di adesso». E cioè? «Vivo in Svizzera, una volta alla settimana scendo a Milano per fare delle consulenze per altre società dello stesso settore. Che poi sono società dei miei figli». Cioè di Diana e Mirko, i due rampolli cui è affidata la continuità dell’impero.

Nell’ultima memoria presentata ai giudici, i legali di Mora ammettevano la gravità del dissesto, riconoscendo che nelle casse aziendali restano ad oggi 723 euro. Sostenevano però che l’accertamento fiscale che ha innescato il disastro è figlio di un grosso abbaglio: feste e festini erano parte essenziale del business di Mora.

«LM Management è una vera e propria fabbrica di talenti, solo che in luogo di materie prime come metalli, legno o plastica, si adoperano rapporti interpersonali che si costruiscono con feste, gite in barca, passaggi aerei e quanto altro nel mondo dello spettacolo crea aggregazione e interesse».

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