Segni particolari: giocatore più forte al mondo. Uno in grado di battere tutti i record presenti sull'almanacco alla voce più giovane talento, uno che alla sua età ha già segnato più punti di tutti quanti. Più di Michael Jordan, più di Kobe Bryant. Segni particolari: giocatore più desiderato del pianeta. Almeno fino al 2010, una data storica per gli appassionati della Nba di basket, smaniosi di capire dove LeBron James, 24 anni il 30 dicembre e un impatto sul gioco dei Cleveland Cavaliers a dir poco devastante, andrà a finire. Sul piatto, assieme ad altri tre illustri free agent del campionato americano come Chris Bosh (Toronto), Dwyane Wade (Miami) e Steve Nash (Phoenix), ci sarà anche lui, il numero 1 del momento. Il giocatore destinato a dominare la lega per i prossimi dieci anni. Nato e cresciuto ad Akron, piccolo paesino dell'Ohio, LeBron James da un po' di tempo a questa parte ha cominciato a strizzare l'occhio a New York.
Si dice infatti, che l'amicizia con il rapper Jay-Z - titolare di una quota dei New Jersey Nets - la voglia di sentirsi prima luce di uno skyline da sempre famoso per la sua lucentezza, abbiano convinto King James - questo il suo soprannome - a guardare di buon occhio quanto ruota attorno all'isola di Manhattan.
Vero King James?
«È vero: sono prossimo ad una scelta molto importante per la mia carriera. Però...».
Però ci sono i Cavaliers.
«Certo, non posso dimenticarmi che tra oggi e la mia prossima scadenza di contratto, ci sono di mezzo due anni a Cleveland. Io voglio vincere e per farlo devo pensare al presente. Non posso pensare solo al futuro».
Insomma, prende tempo. Intanto però non può negare che New York sia per lei un sogno.
«New York è una città che mi affascina. (E lo dice mentre una trentina di giornalisti presenti al Madison Square Garden cercavano di leggergli nel pensiero armati di registratori e bloc notes fin troppo simmetrici). Ho sempre manifestato la voglia di passare un periodo della mia vita nella Grande Mela».
Nonostante qui l«anello» dei vincitori Nba sia distante anni luce...
«Ma a me piace l'idea di far parte di una metropoli al centro del mondo, una città di tendenza dove - nonostante tutto - c'è una tradizione per la pallacanestro più solida e storica di tutto il Paese. New York è il Madison, la mecca del basket mondiale: la storia è qui».
La storia però è anche una crisi economica che - almeno per il momento - ha frenato Bruce Ratner, primo socio dei New Jersey Nets nellidea di costruire, entro il 2010, una nuova arena nel cuore di Brooklyn ad Atlantic Avenue. Un progetto ambizioso, smanioso di riportare i Nets a casa dopo un lungo esilio nel New Jersey, che potrebbe attirare una stella come James, ma il cui attimo di stasi sembra aver tirato lo sprint all'altra New York, quella dei Knicks di D'Antoni e (speriamo in futuro) Gallinari.
LeBron, conosce DAntoni?
«Certo, coach Mike è un grande allenatore che divertiva a Phoenix. E i miglioramenti dei Knicks di questa stagione lo stanno dimostrando. Lui predica un sistema che trova sempre un uomo libero, un modo di giocare che mi affascina anche perché l'esperienza in nazionale negli ultimi due anni mi ha illuminato. Sì: penso che potrebbe essere un mio coach ideale. Ma non fatemi dire più di questo».
Già, ci sono ancora i Cavaliers...
«Infatti: Cleveland è pur sempre la squadra di casa mia e mi considero un giocatore felice a due passi da dove sono nato.
La squadra sta maturando, il bello deve ancora arrivare perché da sempre, la regular season non ha nulla a che fare con i play-off».
Possiamo allora dire che LeBron James è pronto per il titolo Nba?
«Possiamo dire che possiamo giocarcela contro tutti, non esiste squadra più forte di Cleveland. È vero siamo giovani, ma stiamo imparando e migliorando. Il segreto? Il lavoro in palestra, l'unico in grado di cambiare le regole».
Già le regole, mentre New York aspetta e tutto sembra già scritto.
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