Ora è Mourinho a rischiare zeru tituli

Premessa indispensabile per chi, anche solo saltuariamente, scrive di calcio: sono stato e sono ancora un estimatore di Mou. Mi piace il suo modo di fare e di essere fuori dagli schemi «democristiani» cui si attengono fedelmente gli allenatori italiani, i quali rilasciano la stessa intervista dopo ogni partita

Premessa indispensabile per chi, anche solo saltuariamente, scrive di calcio: sono stato e sono ancora un estimatore di Mou. Mi piace il suo modo di fare e di essere fuori dagli schemi «democristiani» cui si attengono fedelmente gli allenatori italiani, i quali rilasciano la stessa intervista dopo ogni partita, e trovo assurdo che le tivù litighino tra loro per mandare in onda un disco rotto: «mi è piaciuto il gruppo, non parlo dei singoli, siamo stati penalizzati da un episodio, sull’operato dell’arbitro non mi pronuncio, abbiamo affrontato una squadra bene organizzata e ben disposta in campo».
Sento dire queste cose da mezzo secolo e solo a trascriverle mi viene l’orticaria. Mourinho è diverso dai colleghi nell’aspetto e nell’eloquio. Il fatto che sia antipatico a molti (perché guadagna molto?) me lo rende ancora più simpatico. È il Travaglio del pallone. Ti fa magari incazzare ma vigliacco se non lo ascolti. Una volta l’ho visto al programma di Chiambretti, altro fenomeno, e mi sono divertito come al Derby, inteso quale cabaret, perché alle provocazioni dello showman ha risposto con arguzia e prontezza.
Mou forse non avrà innovato quanto si sperava il gioco, ma ha innovato di sicuro il vocabolario e il frasario dentro lo spogliatoio e nei dintorni. Un merito non da poco, almeno dal mio punto di vista di stanco e annoiato spettatore: già, la mia Atalanta non ha mai vinto uno scudetto (Verona e Cagliari sì, perdio) e in compenso quest’anno va in B con una velocità che non le sta dietro nemmeno Valentino Rossi.
Detto questo, data la situazione in cui si è cacciata l’Inter, aggiungo che ho un timore: non sarà che per il mio brillante José Mário dos Santos Félix (non allarmatevi, è una persona sola: Mourinho) quella che sta per chiudere sarà la stagione del «zeru tituli»? A giudicare dall’andamento delle ultime giornate, l’ipotesi non sembra peregrina. Pochi punti, tanta fifa, e ieri il sorpasso a cinque partite dal termine. E sarebbe poco se il sorpasso non l’avesse fatto la Roma di quel Ranieri sul quale, quando questi era ancora alla Juventus, si espresse così: «È stato in Inghilterra cinque anni e fa ancora fatica a dire “good morning”. Ha vinto una supercoppa, una coppa piccolina. Non ha mai vinto un grande trofeo. Forse dovrebbe cambiare mentalità, ma è troppo vecchio per farlo».
Non esattamente un encomio. Ora però, l’«anglofobo» minaccia di ricacciargli in gola quelle parole sarcastiche insieme con una manciata di spaghetti al sugo giallorosso. Se succedesse, non sarebbe una bella esperienza per Mou, specialmente se il Barcellona dovesse eliminarlo dalla Champions. Mi dispiacerebbe che il soggiorno italiano di José Mário eccetera si concludesse con una simile spaghettata.

E affinché si abitui a considerarla probabile (lo dico per scaramanzia) gli do una mano: gli presto qualche settimana il Bamba con l’impegno di riprendermelo se porterà a Milano almeno un titulo. Un Bamba d’amicizia, anche se Bamba a tutti gli effetti. In bocca al lupo.

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