Ora gli occupanti vogliono «esportare» la protesta

La strategia: coinvolgere il Politecnico ed entrare nell’aula magna. Il rettore: «Sì al dialogo, ma via entro oggi»

Il «piano di battaglia» è stato letto davanti a 200 persone. Gli occupanti della Statale organizzeranno due assemblee in altrettanti giorni per esportare la protesta contro la riforma Moratti in altre facoltà e atenei: mercoledì a Città Studi, il giorno dopo alla Bovisa. «Vogliamo coinvolgere anche i ragazzi del Politecnico», dice uno studente al microfono durante l’assemblea organizzata ieri per presentare alla città il «documento conclusivo» dell'occupazione. Ma i ragazzi oggi lasceranno davvero le quattro aule che presidiano (bloccando le lezioni) da dieci giorni?
Il clima, ieri, era quello della smobilitazione. Nell’atrio era sparito il banchetto dove si vendevano riviste e libri di estrema sinistra. In ogni angolo si vedevano scope, secchi e guanti di gomma. L’assemblea di venerdì pomeriggio aveva votato «sì» alla proposta di terminare la protesta domenica e di rimettere tutto a posto nella notte. L’ultima decisione - hanno spiegato ieri i ribelli - sarà presa nel corso della notte appena trascorsa. E per convincere i ragazzi a porre fine all’occupazione, ieri è intervenuto anche il rettore.
Enrico Decleva si è detto disponibile ad accogliere alcune richieste dei ribelli. «Con una pregiudiziale però: la fine entro oggi, lunedì 7 novembre, del blocco delle aule occupate». In cambio, gli studenti potranno ottenere un’aula per le riunioni (facendo richiesta al preside di facoltà) e Decleva stesso farà il possibile per trovare uno spazio fisso «di medie dimensioni previa la definizione di un sistema di regole nell’uso degli spazi».
Gli occupanti, infatti, non si accontentano di una semplice aula-riunioni. «Occupiamone una dove tenere dei corsi autogestiti», propone Nicolò durante l’assemblea. «No, bisogna puntare all’aula magna», è l’idea che si fa strada. «Il rettore la concede solo ai convegni delle grandi imprese, gli studenti non ne prendono il controllo dagli anni della Pantera», suggerisce un lavoratore dell’ateneo ai ragazzi.
Il timore è proprio questo: che l’occupazione si trasferisca dalle stanze al pian terreno all’aula magna. I rappresentanti l’hanno chiesto chiaramente al rettore: «Vogliamo uno spazio grande e un’assemblea di ateneo». Decleva, ieri, non lo ha escluso: «C’è la disponibilità dei ricercatori di Lettere e Filosofia a farsi promotori di un’assemblea generale e io non avrei difficoltà a parteciparvi. Era già mia intenzione proporre al senato accademico la convocazione entro fine anno di un incontro aperto a tutte le componenti di ateneo. Un’iniziativa del genere non potrà svolgersi in aula magna se non avendo potuto verificare - ecco il richiamo - un clima di rispetto da parte di tutti delle norme di convivenza tipica dell’istruzione universitaria nelle prossime settimane».


Per precauzione verranno annullati i convegni in programma in aula magna. E se l’occupazione non finirà, gli studenti contrari alla protesta sono pronti a «iniziative pacifiche ma forti contro quest’atto di prepotenza».

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