Ora la partita riprende da Capitalia

Il ruolo di Abn Amro e i rapporti con Siena. La posta in gioco: il terzo posto in Italia

Massimo Restelli

da Milano

La maxi «confluenza» tra Intesa e Sanpaolo accelera il ritorno in superficie del fiume carsico delle aggregazioni tra le principali banche italiane. A partire da Capitalia e Monte dei Paschi che, fatti tramontare i rispettivi abboccamenti con le due sorelle maggiori, promettono di essere al centro della prossima tappa del riassetto.
Per rendersene conto è sufficiente guardare i mezzi (in termini di sinergie e free capital) che sprigionerà l’asse Milano-Torino. Con l’effetto di cambiare le condizioni di un mercato italiano che aveva già superato la dimensione «domestica» dopo la fusione Unicredit-Hvb e il doppio attacco di Abn-Amro e Bnp Paribas su Antonveneta e Bnl.
Dati di fatto che non possono che essere all’attenzione dell’amministratore delegato di Capitalia, Matteo Arpe, ideatore della «barricata» finanziaria eretta pochi mesi fa da Roma per bloccare le avance che Intesa aveva affidato ai due presidenti Giovanni Bazoli e Cesare Geronzi.
«Al momento non c’è nessun discorso aperto» su eventuali aggregazioni con Monte dei Paschi o altri gruppi ha puntualizzato Salvatore Cuffaro che siede nel consiglio di Capitalia in rappresentanza della Regione Sicilia (2,8% del capitale). Una linea ufficiale sotto cui si cela però la ricerca di una via di uscita da parte di Arpe, rientrato al lavoro dopo la pausa estiva.
L’esito potrebbe essere incamminarsi verso Monte Paschi: l’aggregazione avrebbe il pregio, anche dal punto di vista «politico», di creare un polo radicato nel centro-sud facendo combaciare le capacità finanziarie dimostrate dal top manager nella fusione Banca di Roma-Bipop con la «solidità» di Rocca Salimbeni (in mano alla fondazione Mps). Il progetto non si discosterebbe molto dal fallito asse Monte-Bnl, ma anche in questo caso l’ostacolo maggiore appare la «senesità» di Mps. Che per bocca del presidente Giuseppe Mussari, ha fatto sapere di essere concentrato sullo sviluppo interno anche se qualcuno guarderebbe con interesse all’estero. Magari alla stessa Amsterdam, che controlla già la totalità di Antonveneta e che si preparerebbe a confermare il proprio impegno in Capitalia: una risposta è attesa entro l’8 settembre quando Roma convocherà la comunità finanziaria per illustrare la semestrale. Occasione quest’ultima per completare un giro d’orizzonte sul mutato scenario anche in consiglio di amministrazione. I legami tra Roma e Siena si perdono nella mitologia ma l’alternativa per Capitalia sarebbe una «annessione» a Unicredit, più volte accarezzata dalla Borsa, sulla scia di quell’idem sentire tra Arpe e Alessandro Profumo emerso anche in sede Abi.
L’intento di Arpe appare quello di procedere a un’integrazione tra pari. Qualsiasi sia la destinazione, la finestra temporale davanti a Capitalia sembra però ridotta a qualche mese.

In gioco c’è il terzo posto nel panorama nazionale, sebbene la distanza rispetto ai pesi massimi Unicredit-Hvb e Sanpaolo-Intesa rimarrebbe notevole. A meno che ad Amsterdam non riesca una funambolica combinazione a tre Roma-Padova-Siena.

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