Tanto piovve che tuonò. Questo finale di stagione sembra capovolgere tutto, persino i proverbi. Lanemico e claudicante Milan inanella gol su gol e sgambetta leggiadro; latletica e arrembante Signora Juventus vaga per il campo come una ragazzina impaurita e le serve il ritorno del redivivo Cristiano Zanetti per non perdere con lultima della classe; e, soprattutto, i Bauscioni, udite udite, restano per il momento fermi a «uno tituli», la Superminicoppetta vinta contro la Roma lestate scorsa, una vita fa. Roba da non credere. Ma forse, a pensarci bene, una chiave di lettura esiste, per questo (momentaneo?) sovvertimento dei valori. Forse è colpa del presente che sta già diventando futuro.
Forse nella stanza dei bottoni rossonera la vecchia volpe in cravatta gialla ha studiato la strategia del pianger miseria in pubblico ma ha già in mano qualche buona carta. Forse i Gobbi sono davvero votati ad attendere il ritorno del principe azzurro Lippi, così facendo autocondannandosi a un anno sabbatico, quello che porta al Mondiale. Forse il gigante col contratto dargilla, leggi Ibra, ha trasmesso a tutta lInter il virus dellincertezza, parente prossima dellinquietudine.
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