Ora rimbocchiamoci le maniche

Ora rimbocchiamoci le maniche

Potito Salatto, parlamentare europeo. Che dice onorevole, suona bene?
«Mi ci devo ancora abituare, ma non voglio nascondere la soddisfazione che sto provando in questi giorni. È un incarico che mi entusiasma, ho sempre creduto nell’Europa e ritengo che l’Italia possa ricavare grandi benefici da Bruxelles. Serve però una presenza costante da parte degli eletti per creare una vera e propria filiera, che arrivi a coinvolgere anche le amministrazioni locali».
Eppure l'ultima tornata, stando ai dati dell’affluenza alle urne, ha confermato una diffusa freddezza da parte della gente. Crede che si debba porre rimedio a questo disinteresse generalizzato?
«Penso che i cittadini dovrebbero capire che in ballo ci sono innanzitutto i loro interessi. Ma se ciò non avviene, la colpa è anche degli organi di stampa e delle televisioni, che non danno a questi temi la giusta rilevanza».
E lei cosa propone?
«Visto che quasi tutti i giornali prendono finanziamenti pubblici, dovrebbero dedicare all’Europa almeno una pagina al giorno. Mentre la Rai farebbe bene a inserire nel suo palinsesto quantomeno un programma settimanale. Servirebbe a combattere la disinformazione diffusa e ad avvicinare la gente all’Unione. Con benefici concreti».
Di che tipo?
«Di esempi se ne potrebbero fare tanti. Comincio con uno: pochissimi sanno che negli stati membri è attivo il 112. È il numero unico per le chiamate d’emergenza, un punto di riferimento che in certe circostanze può salvare la vita di chi lo compone. Ebbene, da noi non è mai stato pubblicizzato adeguatamente. E c’è di peggio: a Londra gli operatori rispondono in 17 diverse lingue, qui solo in italiano. Così, quando alcuni turisti in vacanza nel nostro Paese hanno provato a rivolgersi agli operatori in inglese o in francese, si sono sentiti sbattere il telefono in faccia».
Ci sono state delle conseguenze?
«Puntualmente siamo stati messi in mora. E credo sia opportuno evitare figuracce del genere. Di più: bisognerebbe fare in modo che gli impulsi che arrivano da Bruxelles siano un’opportunità e non un peso. Questo è uno dei principali obiettivi che voglio realizzare».
Torniamo per un attimo a parlare del suo risultato elettorale, che ha scatenato più di un mugugno...
«Che dire? Ho ricevuto 79mila preferenze e per me si tratta di un grande successo. Sono grato al sindaco Alemanno per l’impegno profuso nei miei confronti, ma anche per il sostegno dato sia a Roberta Angelilli che a Marco Scurria».
Che hanno preso più voti di lei.
«Mi spiace, ma il paragone non regge. Angelilli è alla quarta legislatura e ha una conoscenza notevole del collegio, mentre Scurria è già stato candidato una volta senza essere eletto, dunque ha avuto più tempo per prepararsi. Io ho accettato su sollecitazione di alcuni amici ai vertici di quella organizzazione che fino a qualche mese fa si chiamava Alleanza nazionale, ma anche del sindaco.

Il tutto, però, solo 15 giorni prima della presentazione delle liste. E ho affrontato una campagna elettorale con mezzi limitati e dopo 16 anni di assenza dalla vita politica attiva. Capisce perché parlo di un successo?».
E ora?
«Ora è il momento di rimboccarsi le maniche».

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