Andrew, sabato cè Inter-Lazio, cosa dice il cuore?
«Dico che il mio è un tifo bipolare: Lazio e un po Inter. Ma adesso che lAquila vola spero che voli sempre più in alto».
Howe, lei ha la pelle scura: ha seguito la vicenda della ragazza nera nel basket? Brutta storia, anche se il mondo del basket ha provato a mettere rimedio...
«Che vuole che dica? Dio ci ha fatto uguali dentro e diversi fuori. Cè chi è nato str...e chi ottimista. Ognuno fa un suo lavoro. Non possiamo cambiare la testa della gente. In Italia siamo impulsivi in modo impressionante, gridiamo subito quello che ci viene in testa. Poi magari ci ravvediamo. Non doveva succedere».
Andrew Howe, si è mai sentito offeso nel mondo dellatletica?
«Mai successo. Però capisco che in Italia è un momento delicato. Ci concentriamo sul male e non sul bene, sulle storie belle. Al solito: il brutto fa notizia».
Pensi al bello, magari alla stagione dellatletica: sarebbe il momento di andare a cento allora...
Sorride, sorriso pieno, simpatico, convinto, felice. Quello di un ragazzo che sprizza tranquillità. «Ci spero, questanno partirò con i 400 metri, poi farò i 200, infine da metà giugno mi concentrerò solo sul salto in lungo».
Quindi ai mondiali in Corea, a fine luglio, guarderà Bolt solo dalla tribuna: lui i 200, lei il lungo.
«Appunto, speriamo che Bolt non faccia il lungo...». Risatona.
Questanno i mondiali, poi le Olimpiadi:per tirar le somme...
«Appunto, il 2030 fatto in settembre a Milano, nei 200, mi ha riaperto un mondo. Se mi alleno bene e non mi succede niente di fisico posso correre forte e saltare lontano».
Dunque?
«Negli ultimi anni, tra linfortunio prima dellOlimpiade e loperazione non ho avuto la possibilità di andare forte. Il 2007 è stato un buon anno, quello sì. Ero giovane, non avevo coscienza. Ora sono maturato, questanno è una verifica importante, poi io penso alle Olimpiadi».
È cambiato qualcosa?
«Sento meno pressione addosso, sono sereno. È difficile lavorare con tanti occhi addosso».
Perché meno pressione?
«Perchè tanti pensano che sono finito».
Lo stage dei tre settimane negli Stati Uniti è servito?
«Perfetto per non sentirti occhi addosso. Da quelle parti latletica non conta niente, i campioni non se li filano. Giravo con Allison Felix ed altri e non succedeva niente. Se non vinci 100, 200 o 400 non ti considerano. Qui, invece, se qualcosa va storto, ti casca il mondo addosso».
In America, diceva un grande tecnico italiano, gli scarti fanno latletica. Quelli bravi basket, football e baseball...
«Guardi, Kobe Bryant è bravo, mi sta nel cuore, ma vorrei vederlo fare nove metri nel salto in lungo. Cè qualità e qualità».
Allora questanno il suo salto in lungo sarà quello della speranza?
«Sarà un anno molto importante, cercherò la sicurezza per puntare alle Olimpiadi. Gli avversari saranno sempre gli stessi, se passo bene il mondiale perché non sperare? Negli ultimi due anni ho ottenuto poco e niente, mi sono operato a settembre 2009. Lanno scorso, agli europei di Barcellona, non ero in forma, ma non conosco atleta che sia andato bene nella stagione in cui si è operato».
Ha ancora tempo per crescere e vincere?
«Joe Douglas, lex manager di Carl Lewis mi ha raccontato che, per statistica, il maggior numero di record del mondo è stato ottenuto fra i 27 e i 35 anni. In Italia a 26 anni sei già vecchio!».
Allora si sbrighi...
«Guardi che conto di restare a livello mondiale fino a 35-36 anni. Senza problemi. In campo mondiale Philips ha già dato il meglio, Saladino pure, prima o poi toccherà a me. Del resto mi sono fatto un bel mazzo».
Cosa le manca nellatletica e nella vita?
«Nella vita sono molto appagato perché ho ritrovato la tranquillità. Nello sport mi manca la medaglia alle Olimpiadi. Voglio vincere solo quella».
Sarà lestate di Bolt e Phelps: atletica e nuoto.
« Bolt è una cosa che non esiste né in cielo, né in terra. Phelps è lemblema del superuomo. Sono due grandi».
Esiste un campione universale?
«Non ce nè uno che preferisco. Sa cosa le dico?».
Dica..
«Vorrei farlo io!!!».