L’Italia è al centro del caso Stark-Bce per almeno tre motivi. Il primo è l’aiuto fornito dalla banca centrale di Francoforte al nostro Paese in un momento di difficoltà, attraverso l’acquisto di titoli pubblici sul mercato. Il secondo è rappresentato dall’inconsueta iniziativa della Bce di scrivere al governo di Roma una lettera, firmata da Jean-Claude Trichet e Mario Draghii, per suggerire misure da prendere con la manovra economica. Il terzo riguarda l’imminente arrivo di un italiano alla guida dell’istituzione di Francoforte, oggi nel pieno della bufera.
Gli scossoni al vertice della Banca centrale europea avvengono proprio quando è in atto il passaggio delle consegne fra Trichet e il prossimo presidente Mario Draghi, che sarà in carica da ottobre. Non è mancato chi, come l’economista Manfred Neumann dell’Università di Bonn, ha messo in diretta relazione i due avvenimenti. Stark, spiegano gli osservatori tedeschi, ha la stessa visione del presidente dimissionario della Bundesbank Axel Weber e dell’attuale presidente Weidemann sull’acquisto di bond sovrani da parte della Bce sul mercato secondario, «e questo crea gravi questioni all’interno della banca». È evidente che la Germania «ha un problema nei confronti della direzione presa dall’Eurotower».
Una questione fondamentale che Draghi è chiamato ad affrontare quando, in ottobre, si insedierà alla guida della banca centrale. L’attuale governatore di Bankitalia dovrà esercitare al massimo le sue ben note capacità diplomatiche per tenere insieme la Bce in questo momento di fortissima crisi dell’Eurozona. Per qualche mese almeno il board esecutivo della Bce sarà in mano a rappresentanti dei Paesi in difficoltà: gli italiani Draghi e Lorenzo Bini Smaghi, il portoghese Vitor Costancio, lo spagnolo Manuel Gonzalez-Paramo. La Frankfurter Allgemeine Zeitung scrive che «non c’è più posto per i rigoristi all’interno della Bce». Risponde, paradossalmente, il Financial Times: Draghi dovrà essere un presidente «più tedesco dei tedeschi», proprio per salvaguardare la reputazione della banca centrale.
Dal 10 maggio, la Bce ha acquistato titoli sovrani- dapprima greci, portoghesi e irlandesi, quindi italiani e spagnoli per circa 130 miliardi di euro. Anche ieri, nel piano della bufera, Francoforte si è fatta sentire sui mercati nei momenti di maggiore tensione, limitando i danni. Sia il presidente in uscita, Trichet, che quello in entrata, Draghi, hanno però avvisato i governi: non date per scontato che la Bce continui indefinitamente a sostenere i titoli pubblici più deboli. Il pressing della banca per la riduzione del deficit e del debito pubblico è incalzante, e nel caso dell’Italia si è materializzato nell’ormai famosa lettera indirizzata a Palazzo Chigi, con la richiesta di misure importanti a correzione dei conti pubblici, e del pareggio di bilancio come obbligo costituzionale. «La Bce ci ha detto come fare la manovra», ha confermato Berlusconi.
Ancora ieri, dopo il Consiglio della Bce che ha deciso di continuare gli acquisti di bond sovrani sui mercati, Draghi ha fatto tappa alla presidenza del Consiglio per un incontro con Silvio Berlusconi.
Nel colloquio Draghi avrebbe detto in sostanza che nella manovra si poteva anche fare di più (vedi il capitolo pensioni), ma che per il momento la cosa essenziale è la rapidità dell’approvazione parlamentare. In un secondo momento potranno essere decise altre misure, anche a favore della crescita dell’economia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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