Uno via l’altro, Vasco Rossi ha tolto il velo a
tutti i suoi volti, mica solo a quello di rockstar stravissuta. Il
personaggio controverso, sempre più stretto nei panni di rockettaro.
Il convalescente che mette en plein air ( almeno un po’)la sua
sofferenza. L’internauta,specialmente notturno. Il castigatore, e in
questi giorni ce l’ha di nuovo con Giovanardi. Ora c’è l’altro
Vasco,quello più nascosto:l’uomo,l’editore, le letture, le
riflessioni. E per chi in questi trent’annni si è perso sulle salite e
sulle risalite che da Ma cosa vuoi che sia una canzone portano a Vivere o niente , ecco qua il tom tom dei suoi spostamenti (culturali).
In questi giorni, oltre a scorrazzare su Facebook, dicono che per anestetizzare la convalescenza Vasco Rossi legga molto...
«Sicuramente mi leggo i commenti su Facebook e anche molti articoli di
giornale (uno l’ha anche postato con titoletto sarcastico, ndr ). Diciamo che in questi mesi l’ultimo libro che ho letto è stato il secondo romanzo di Dostoevskij, L’idiota ».
Però.È
il ritratto di un uomo«positivamente buono » alle prese con una
specie di signora delle camelie, molto sfumato, doloroso. Invece,
caro Vasco, i suoi testi sono minimalisti, parole come flash. Carver o
Beckett?
«Beckett. Molto Beckett. Ai
tempi in cui mi sono avvicinato al teatro sperimentale, anzi a
vent’anni lo facevo proprio, mi ispiravo al Living Theatre di Judith
Malina e Beckett l’ho divorato. E, con lui, anche Ionesco e Allen
Ginsberg».
Il primo libro letto è come il primo bacio.
Difficile scordarlo.
«Il mio è stato I ragazzi della via Pàl di Ferenc Molnár».
Tempo ed età cambiano la lettura. E, se si rileggono dopo decenni i libri letti da ragazzi, spuntano significati nuovi.
«Certo che è così. C’è un tempo per ogni cosa. Intanto però un libro
bisogna scegliere di leggerlo. E poi tutto dipende dallo stato d’animo
che si sta vivendo,dalle emozioni, dalla vita insomma».
Però gli scrittori sono generalmente più liberi. A esempio, nella Recherche ,
Proust elogia i bordelli o i grandi bevitori. Anche in quel periodo, i
primi vent’anni del Novecento, una canzone popolare non avrebbe mai
potuto dire cose del genere.
«Beh, senz’altro gli scrittori e i libri sono meno sottoposti a “
critiche superficiali e piene di pregiudizi”. Anche allora una
canzonenonavrebbemaipotutodireco-sedelgeneresenza essere attaccata e tacciata di dare il cattivo esempio o di spingere i giovani sulla strada ella perdizione».
E oggi?
«Oggi poi in questo clima di strumentalizzazione e ipocrisia e buonismo sarebbe messo in croce anche l’autore».
Calvino, come Croce, diceva che di un autore contano soltanto le opere. Il resto sono fatti suoi. Scriverebbe un libro?
«Non sono abbastanza costante».
Però tante canzoni messe insieme talvolta possono diventare un libro.
«Io non riuscirei a mantenere uno stato d’animo costante per tutto il
tempo necessario. Scrivo i testi delle canzoni perché basta
mantenerlo per poco».
Da Beckett a Molnár. E gli italiani? C’è qualcuno che sia rock sul serio?
«Brizzi mi sembra il più rock. Ammaniti mi piace molto. E De Carlo è un genio... ».
La lettura potrebbe essere una cura lenta ma efficace della depressione. Andate in libreria invece che dallo psicanalista.
«Credo che la lettura sia una grande “fuga dalla realtà”. Uno
straordinario modo di frequentare mondi diversi e possibili. E un modo
di avere informazioni non strumentalizzate».
A proposito.Vasco Rossi è forse l’unica rockstar che sia editore. La
sua rivista si chiama Satisfiction , sta per uscire il nuovo numero e
l’altro è stato distribuito in centinaia di migliaia di copie ai
suoi concerti. Voglia di rivincita, desiderio di smentire luoghi
comuni o semplice amore per il progetto?
«Vale l’ultima che hai detto:amore per questa iniziativa».
A Satisfiction collaborano scrittori e critici che lo rendono prezioso.
«Lo so e ne sono orgoglioso. Tutto il merito è dell’ideatore e fondatore GianPaolo Serino, che fa molto bene».
Ha scritto che l’Occidente reagisce alle minacce terroristiche con
«panico e paura». Succede in tanti altri campi e ambienti. Come
l’editoria, oggi alle prese con i nuovi media.
«Una reazione del genere di fronte alle minacce è sempre deleteria: non
aiuta a compiere le scelte giuste. Dando un’occhiata alla situazione,
mi sembra che “un po’ di coraggio” sia un concetto sparito del tutto
dalla circolazione».
Vasco, a Mollica del Tg1 ha detto che vorrebbe insegnare ai ragazzi ad «ascoltare» la musica. Ossia?
«Mi piacerebbe fare degli incontri con gruppi di persone e “rileggere” i
testi delle canzoni interpretandone tutte le sfumature e i
riferimenti di ciascun verso».
Dopo oltre centocinquanta canzoni, qual è quella che contiene tutte le sfumature giuste di Vasco Rossi?
«Quella che arriva tra poco, I soliti .
L’ascolterete a fine agosto».
Magari anche via Facebook. Il primo ministro Cameron ha dato l’altolà ai social network.
«I social network sono come Internet una grande risorsa e una
rivoluzione. Sia nel costume che nella cultura e nell’informazione.
Come tutto, hanno lati positivi e negativi, ma credo che in questo caso i
primi superino nettamente i secondi. E il signor Cameron dovrà farsene
una ragione. Invece di censurare o chiudere, sarebbe meglio si
concentrasse a migliorare le condizioni di disagio che hanno portato
alla situazione inglese».
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