Ora vi spiego come salvare il calcio

(...) e a volte pure divertenti, il nostro cervello - dicevo - spesso si perde dietro il Pensiero: «Da dove e come ripartire?». E il razionale «chissenefrega» si scontra, specialmente quando il sole tramonta e ai naviganti intenerisce il core, con la pulsione delle viscere (oltre che del cuore) che al calcio vogliono continuare a credere e del calcio vogliono ancora godere.
No, non si vive senza calcio. Sarebbe come pretendere di respirare senza ossigeno, di vivere solo di frutta e verdure, di rinunciare a una grigliata di carne solo perche il colesterolo incombe.
Sì, il calcio è come il colesterolo, che può diventare «cattivo» e otturarti le arterie, ma meno male che una parte di esso (l'Hdl) è invece «buono», lubrificante addirittura. Il calcio è come l'adrenalina, che può farti saltare le meningi ma che, in dosi giuste, ti aiuta a campare superando paura e depressione. Ergo, senza colesterolo e senza adrenalina, nelle giuste dosi, la vita non sarebbe che una sana (forse) e noiosissima (sicuramente) fatalità, finché morte non ci separi. O no?
Ed ecco, improvvisamente, la fulminazione sulla via di Genova.
La mia parte più rigida e moralistica, che pretendeva un pit-stop di un anno almeno, così come avvenuto negli Stati Uniti non ricordo se per il baseball o il basket, viene abbattuta da un incontro casuale, mentre aspetto il 17 barrato che da Nervi mi deve portare in piazza De Ferrari, il centro del centro genovese. L'Eureka! si materializza nella figura massiccia e paciosa di Franco Tomati, cronista sportivo di antico corso, una vita sui campi prima per «Il Secolo XIX», poi, fino alla pensione, per la «Gazzetta dello sport».
Mi offre un passaggio. E, parlando, quasi da reduci, delle avvunturose e paranormali cose del nostro amato Genoa, un Grifone sempre in bilico tra voglia di cielo e svolazzi scomposti da piccione che nemmeno Povia, arriviamo a ciarlare, e come non si potrebbe, al «Moggigate», con maneggioni di complemento incorporati, che ha scoperchiato le pentole maleodoranti dei Diavoli del Pallone, quelli che hanno ucciso Eupalla, la ninfa nata da una costola di Gianni Brera, che Dio lo benedica in eterno.
Nel breve viaggio, si concretizza l'Ipotesi: non c'è bisogno di distruggere tutto, sarebbe già molto azzerare e ricominciare.
Come? Semplice, almeno per noi.


Venghino, venghino lettori, che qui si propone una ricetta miracolosa, un elisir coca cola da Terzo Millennio, ad uso e consumo della Rinascita Pallonara.
Fidatevi. O almeno provate a leggere le allegate istruzioni per l'uso, a ragionarci sopra, prima di decidere se assumerla o gettarla nel cesso.
E che il dio del pallone ce la mandi buona.

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