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Ore di paura per 30 turisti italiani nel Chiapas

Solo una serrata trattativa con i ribelli libera dal sequestro una carovana di pullman. L’ambasciatore Scauso: «Stanno tutti bene»

da Roma

A lungo si è temuto un sequestro di gruppo nel cuore del Chiapas, in Messico. Una carovana di 80 turisti occidentali, di cui trenta italiani, sono stati bloccati per quattro ore nella zona maya di Palenque da un gruppo di persone ostili all’amministrazione locale. Solo al termine di complicate trattative fra ribelli, la polizia e un emissario del governo, è stato sciolto il blocco stradale che aveva impedito ai pullman di proseguire il tour che nelle previsioni doveva toccare le località di Uxmal, Copan, Tulum e Chichen Itza. La protesta, secondo l’ambasciatore italiano a Città del Messico, Felice Scauso, sarebbe nata in seguito alle violentissime proteste scoppiate nei villaggi del Chiapas per le mancate indagini sulla morte di un contadino.
Una morte misteriosa che ha creato un’improvvisa sollevazione popolare: «Per quanto è di nostra conoscenza - spiega il nostro diplomatico - tutto è cominciato questa mattina. Ad avvertirci sono stati alcuni tour operator italiani della zona. Le prime notizie erano frammentarie, si rincorrevano voci diverse. Poi è arrivata la conferma: più autobus dei turisti italiani di passaggio nella zona di Palenque erano stati bloccati con un blitz da un gruppo di malintenzionati che hanno immediatamente chiuso ogni varco d’accesso. Dopodiché sarebbe cominciata una lunga e faticosa trattativa». Stando sempre all’ambasciatore la minaccia indirizzata ai responsabili della sicurezza del Chiapas sarebbe stata esplicita: o si davano ampie rassicurazione che le indagini sarebbero partite immediatamente nella direzione indicata dai «sequestratori» oppure i mezzi turistici, con gli ospiti stranieri, non si sarebbero mossi di lì per parecchio tempo.
La minaccia dei rivoltosi ha convinto le autorità locali a dare un riscontro tangibile alle richieste tanto che nel giro di mezz’ora sul posto si è materializzato un primo «mediatore». Questa decisione ha permesso di guadagnare tempo consentendo alla polizia di circondare la zona insieme ad alcune camionette dell’esercito. «Le trattative - continua l’ambasciatore Scauso - per quanto mi risulta sono state intense e si sono concluse nel migliore dei modi. I nostri connazionali, sempre a detta delle autorità governative, stanno bene e al di là della comprensibile preoccupazione non sarebbero mai stati davvero in pericolo». La Farnesina si è subito attivata stabilendo un ponte con il ministero degli Esteri messicano dal quale, in presa diretta, è stata tenuta costantemente informata. «Mezz’ora fa, intorno alle 14 - conclude l’ambasciatore quando in Italia erano all’incirca le 20 - una fonte ufficiale mi ha riferito che la situazione si era sbloccata, che i turisti stavano tutti bene e che i pullman erano ripartiti sotto scorta della polizia. Mi sono arrivate altre indicazioni in tal senso anche dai tour operator. Posso dire, dunque, che al di là di una preoccupazione iniziale poi tutto è finito bene».
Proprio qualche giorno fa, sempre in Messico, due coniugi di origine italiana, ma residenti in Canada, erano stati uccisi nella zona di Cancun dove si erano recati per partecipare al matrimonio della figlia. I loro corpi sono stati ritrovati dalla polizia in una camera d’albergo di Playa del Carmen.

Si indaga in molte direzioni ma non si esclude l’omicidio per rapina, una prassi abbastanza diffusa in quelle zone.

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