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Ormai è epidemia polonio: un’altra spia contaminata

Dopo Kovtun anche l’ex Kgb Lugovoy non è sfuggito alla contaminazione. Ultima ipotesi: Litvinenko avvelenato al bar dell’hotel da una bibita

Erica Orsini

da Londra

Non è sfuggito alla contaminazione da polonio 210 nemmeno il secondo ex agente del Kgb coinvolto nel caso Litvinenko. Anche Andrei Lugovoy, collega dell’ex spia russa assassinato a Londra il 23 novembre scorso, sarebbe rimasto avvelenato dall’isotopo radioattivo. Dopo essere stato interrogato dai detective russi e britannici nell’ospedale moscovita dov’era stato ricoverato per i primi esami, sembra accertata una sua contaminazione da polonio. Assieme a lui si trova anche Dmitri Kovtun, l’altro agente segreto che con Lugovoy aveva incontrato Litvinenko in un bar del Millennium hotel di Londra il primo novembre, il giorno cioè in cui la vittima aveva iniziato a sentirsi male.
Secondo le ultime notizie diffuse dall’agenzia Interfax Kovtun si troverebbe già in coma, mentre le condizioni di Lugovoy sarebbero «decisamente migliori» di quelle del collega sebbene anch’egli presenti chiari sintomi da contaminazione radioattiva. «Sono state scoperte alterazioni nel funzionamento di alcuni organi colpiti da radiazioni nucleari» ha infatti spiegato a proposito di Lugovoy una fonte medica citata dall’agenzia. L’ex colonnello del Kgb riciclatosi come uomo d’affari è una delle fonti d’informazione più preziose per gli inquirenti che indagano su questo complicatissimo omicidio. Pur avendo sempre negato un qualsivoglia coinvolgimento nella morte di Alexander Litvinenko, Lugovoy ha incontrato l’ex spia russa per ben quattro volte nelle due settimane precedenti alla sua morte. Secondo quanto rivelato ieri dal quotidiano The Times anche Dmitry Kovtun sarebbe stato tartassato a lungo dai detective britannici e russi con i quali sembra aver trascorso gli ultimi due giorni da cosciente prima di entrare in coma. E a chi gli aveva domandato se avesse avuto parte nell’avvelenamento di Litvinenko sembra aver risposto scherzando: «L’unico veleno che gli abbiamo dato io e Lugovoy era l’alcol». Sempre secondo il Times Scotland Yard ora sospetta che l’ex spia del Kgb sia stata avvelenata proprio nell’albergo londinese dove aveva incontrato i suoi ex colleghi e non nel sushi bar di Piccadilly come si pensava inizialmente. Tutti e sette i dipendenti dello staff del bar del lussuoso albergo sono infatti risultati leggermente contaminati dal polonio e ora le autorità sanitarie britanniche stanno tentando di contattare urgentemente i 250 avventori che si trovavano nel locale il 1° novembre scorso. Sempre secondo il giornale gli esperti dell’Agenzia per la salute britannica sono rimasti piuttosto sorpresi nel trovare tra i baristi lo stesso leggero livello di polonio rinvenuto nella moglie di Litvinenko. Inquietanti anche le supposizioni sulle modalità dell’avvelenamento di Litvinenko. In un primo momento si era parlato di ingestione, ma ieri Michael Clark, esperto della divisione protezione da radiazioni dell’Agenzia, ha ipotizzato che l’uomo possa essere stato avvelenato con una sigaretta o con una bevanda. Se la seconda ipotesi si rivelasse quella esatta chiunque si fosse trovato vicino al bicchiere di Litvinenko sarebbe stato potenzialmente in grado di inalare il vapore letale che l’ha ucciso.

Il cocktail a base di polonio sarebbe stato preparato in una stanza dell’albergo, al quarto piano dove sono state trovate tracce radioattive e la polizia ritiene che il killer abbia tentato di avvelenare la vittima dapprima nel sushi bar dove questi incontrò il consulente Mario Scaramella, riuscendo però nel suo intento omicida soltanto nel bar del Millennium hotel.

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