Ormai il Natale del pop vale sempre meno (ma i cd reggono bene)

Il fatturato del periodo è circa un quarto del totale. Ma le pubblicazioni diminuiscono

Ormai il Natale del pop vale sempre meno (ma i cd reggono bene)

Non ci sono più i Natali di una volta. Almeno per quanto riguarda la musica leggera. Anche se in Italia il fatturato delle vendite nel periodo di dicembre raggiunge quasi un quarto del totale annuo, in proporzione il rendimento è calato, nonostante gli incassi di vendite e streaming nel 2018 nel mondo siano cresciuti dell'8,1% rispetto all'anno precedente (solo il 4,3% in Europa, ben il 17% in Sud America e il 5,4 in Asia e Australia).

Per capirci, il mercato mondiale dell'industria musicale vale oggi circa 15 miliardi di euro. Ma allora perché (anche) in Italia il Natale rende meno? Il motivo è lo streaming (ossia l'ascolto senza acquisto via smartphone, laptop e altri device), che nel mondo vale 5,6 miliardi e nel 2016 è cresciuto del 41%. Questo tipo di fruizione (termine orrendo se legato all'arte) annulla i tipici rituali dell'industria, che dalle nostre parti aveva scadenze fisse come ad esempio la pubblicazione del disco proprio tra novembre e dicembre. Sempre meno artisti lo fanno, chi lo fa ha un pubblico sempre più adulto (che quindi ricorre meno allo streaming) e l'effetto si sente. Gli incassi generali crescono, ma si concentrano meno intorno al Natale. «Il periodo natalizio costituisce ancora oggi una parte molto rilevante del mercato, soprattutto in riferimento a cd, vinili ed edizioni speciali (quindi destinati a over 40)», spiega Enzo Mazza della Fimi, Federazione Industria Musicale Italiana, che è molto bravo a monitorare costantemente la situazione: «Per avere un'idea del peso sul mercato, si può affermare che il fatturato natalizio si attesta intorno al 20-25 per cento, una cifra significativa rispetto al Festival di Sanremo che pesa invece intorno all'1 per cento».

Nonostante anche in Gran Bretagna (il principale mercato europeo) il Natale sia ancora assai rilevante, lo streaming ha ridotto la stagionalità. È più fluido, più «liquido» e si spalma su tutto l'anno. Non a caso (e la fonte è l'autorevole Gfk) nel corso degli ultimi anni il picco di dicembre tende a scendere Natale dopo Natale, mentre lo streaming rimane stabile o cresce. In questi dati si legge la rivoluzione sempre meno sotterranea (e sempre più legata all'anagrafe) che sta abbattendo i punti fermi del mercato. Fino a venti anni fa, giovani e «vecchi» avevano solo un supporto da acquistare, il cd (i vinili erano allora rarissimi, ora meno). Oggi il 41% dei giovanissimi utilizza lo smartphone come strumento principale per consumare (anche questo è un verbo orrendo ma purtroppo centrato) la musica e quindi non acquista cd né vinili e ricorre al download molto più sporadicamente di prima.

Risultato? Secondo i dati IFPI Insight gli acquirenti del supporto fisico (ossia il compact disc) si collocano per lo più nella fascia 55-64 anni (il 20% dei consumatori) contro l'11% dei giovani tra i 16 e i 24 anni. Oltretutto, la fascia anagrafica 55-64 è quella che possiede ancora la maggior parte di impianti hi-fi (il 17%) mentre tra i giovanissimi lo possiede solo il 4%. A Natale l'abitudine di regalare supporti fisici (oggi anche vinili) è ancora molto diffusa tra gli over 35, quindi rappresenta una importante quota di mercato. «Che il mercato natalizio sia meno ricco rispetto al periodo pre streaming è più che verosimile», spiega Marco Alboni, presidente di Warner Music Italy, un altro che conosce la musica come pochi e riesce a intercettare tendenze e mutazioni di gusto del pubblico. Non a caso, precisa giustamente che «ci sono alcune pubblicazioni che a Natale trovano - non solo in Italia - uno spazio nei desideri dei consumatori. Vedi Michael Bublè con il sempreverde Christmas del 2011 o i repack di dischi già pubblicati». Alboni conclude dicendo che «nonostante sia prematuro dichiarare oggi i dati del Natale, siamo moderatamente soddisfatti di come stanno vendendo Mina e Laura Pausini». E, senza dubbio, almeno fino a domani, 24 dicembre, saranno in crescita anche le vendite «fisiche» di Springsteen on Broadway (decisivo per capire il nuovo Boss) e di Atlantico di Marco Mengoni, uno dei pochi a mettere d'accordo sia chi strimma (ossia ascolta musica da cellulare o tablet), sia gli acquirenti di cd.

Però, in tutto questo bailamme di percentuali, è molto raro trovare cifre concrete, ossia i soldi incassati, guadagnati, ripartiti.

Sono dati protetti dalla privacy. Ma i flussi di mercato parlano chiaro. Il Natale tiene, ma è sempre meno proficuo e, probabilmente, lo sarà ancor meno nel futuro prossimo. Mutatis mutandis, la musica pop avrà un altro assetto.

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