Orrori di stampa all'inglese

Gli anglosassoni si spacciano per garanti della imparzialità e invece fanno killeraggio politico a freddo. Come accadde con Berlusconi nel 2001...

Orrori di stampa all'inglese

Attenti, non fatevi idee sbagliate sull’obiettività anglosassone. Quando il Financial Times scrive che l’Italia è «il Paese peggio governato d’Europa», per carità, niente da dire: registra un fatto che è sotto gli occhi del mondo intero. Ma quando tornerete a leggere (presto) che Silvio Berlusconi è, per qualche compassato organo d’informazione britannico, unfit to lead Italy, inadatto a governare l’Italia, come strillava la copertina dell’«autorevole» The Economist alla vigilia delle elezioni nel 2001, non credeteci. Si tratta di un pregiudizio preventivo. Non importa se vi assicurano che quello dei Bill Emmott di turno «è Giornalismo», con la maiuscola, degno pertanto di un italico premio. Sappiate che questi inglesi sono soltanto dei falsari. Pataccari, contraffattori di verità. Si spacciano per garanti della Suprema Imparzialità e invece fanno killeraggio politico a freddo, a tavolino, a senso unico, un tanto al chilo.

Non credeteci nemmeno se l’opinione arriva da quel tabernacolo dell’informazione libera e indipendente che è la Bbc, l’ente radiotelevisivo pubblico creato nel 1927. No, non è la Bbc: questa è la Rai, anzi peggio, molto peggio. E non importa affatto che abbia sede in un severo palazzo ornato da colonne doriche che sorreggono un timpano su cui è scolpito il motto del fondatore lord Reith: «Voi entrate in un tempio delle arti e delle scienze, dedicato alla gloria di Dio e alla diffusione della conoscenza». Solo il mio amico Antonio Caprarica, direttore dei Giornali radio dopo essere stato per dieci anni corrispondente della Rai da Londra, può essere ancora persuaso che quello sia «un posto dove anche l’ultimo dei cronisti tiene la schiena dritta». Ma quale schiena dritta, colonnello Stevens! Te lo garantisce il qui presente Sior Todaro (perdonate, ma fra noi ci chiamiamo così): Quasimodo, il gobbo di Notre Dame, al loro confronto era un fuso. Se hai la pazienza di leggere fino in fondo, capirai.

A tre chilometri da casa mia abita da 27 anni uno scrittore inglese di solida reputazione, Tim Parks, più laburista che conservatore, a giudicare dai suoi libri. Ogni tanto i giornali inglesi gli chiedono un pezzo. Lo scorso 15 gennaio, il Daily Mail spedisce la seguente e-mail a Parks: «In seguito alla notizia della luna di miele a Verona di Sarkozy e Carla Bruni, ci serve un articolo in cui emerga quanto la città sia divenuta pacchiana: 1.200 parole per dire come, su Giulietta e Romeo, sia caduta la vergogna». Quanto di più scontato: se una meta, ancorché immortalata da Shakespeare, viene scelta dal principale leader moderato d’Europa, be’ di sicuro dev’essere diventata la capitale mondiale dello squallore, ovvio no? Non per Parks. «Ho comunicato che non era proprio il caso», ha dichiarato al Corriere di Verona. «E che, se vogliamo proprio dirla tutta, Verona è più bella che mai, e che in Inghilterra una città come questa se la possono solamente sognare. Fermo restando, in più, che non me ne frega nulla di Sarkozy. Spero che si diverta con la sua nuova signora». Lineare.

Credete che al Daily Mail si siano rassegnati? Ciao. Hanno prontamente dirottato la pratica a Tobias Jones, un freelance che negli Anni 90 ha vissuto per qualche tempo a Parma e oggi abita a Bristol, quasi 1.600 chilometri di distanza da Verona, questo per dire quanto sia competente in materia. Jones è andato giù di roncola, come da mandato. Coerente il titolo del reportage compilato a orecchio: «Come Romeo e Giulietta uccisero Verona, la città dell’amore». La faccenda sembrava esaurirsi in una trascurabile bega di provincia. Solo cheTim Parks ha poi disvelato uno scenario sconcertante: i suoi colleghi d’Oltremanica si sono regolati nello stesso modo anche quando 27 alunni e la loro insegnante rimasero sepolti sotto le macerie della scuola elementare di San Giuliano di Puglia. Ma non quelli del Daily Mail, che pascolano da sempre nei prati dello scandalismo, bensì le austere vestali dell’ente radiotelevisivo di Stato dedite «alla gloria di Dio e alla diffusione della conoscenza».

Aprite le orecchie: «Dopo il crollo, la Bbc mi aveva domandato un intervento in cui avrei dovuto criticare Berlusconi, non tanto come politico ma come simbolo di un’imprenditoria edile selvaggia». Sì, avete letto bene: se in provincia di Campobasso si sbriciola un edificio pubblico per una scossa di terremoto, la colpa è sicuramente di quel tanghero che ha costruito Milano 2. «A me Berlusconi non fa né caldo né freddo. Però non avevo intenzione di esporre dei pensieri che non mi appartenevano. Non riesco ad accettare che vengano imposte delle idee, che si pretenda che una persona dica delle cose a comando, su ordinazione. Così saltò tutto.

Sapete chi prese il mio posto per quel pezzo? Tobias Jones, of course...». Dio strabenedica gli inglesi. Ci hanno finalmente spiegato ciò che già sapevamo da lunga pezza: Regno Unito o Italia, l’informazione sul Cavaliere è sempre adpersonam.
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it

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