Ortis: «Dalle rinnovabili il rischio di una stangata in bolletta»

Il «canto del cigno» di Alessandro Ortis (nella foto), che tra poco più di una settimana darà l’addio all’Autorità per l’energia, è un vero e proprio affondo sui temi più scottanti del mercato energetico, dai prezzi in aumento agli assetti proprietari. Così, la «Relazione sullo stato del mercato nazionale dell’elettricità e del gas» consegnata al Parlamento diventa, nelle intenzioni di Ortis, una sorta di memorandum per il suo successore designato, Guido Bortoni, contenente le linee guida per gli interventi futuri.
Primo e più urgente di tutti, secondo il presidente uscente, il provvedimento sugli incentivi alle energie rinnovabili, che rischiano di rivelarsi un boomerang per i consumatori per effetto di un «sistema di incentivi, fra i più profittevoli al mondo» con un impatto crescente in bolletta.
Dai 2,5 miliardi di euro del 2009 si è passati infatti ai 3,4 del 2010 e ora, tra il sistema di sostegno alle fonti rinnovabili e assimilate, il cosidetto Cip6 (già costato 23 miliardi dal 2001 ad oggi), la «crescita esponenziale» degli incentivi al fotovoltaico e i «certificati verdi», il sostegno alle fonti alternative potrebbe tradursi in una stangata da 5,7 miliardi per le famiglie italiane. «I sistemi di incentivazione e i relativi oneri di sistema in bolletta dovrebbero quindi essere definiti e dimensionati con criteri di massima efficienza, e secondo livelli di sicura sostenibilità», sostiene Ortis.
L’analisi dell’Autorità prosegue con una panoramica sull’intero mercato energetico italiano, definito «a due velocità». Il settore elettrico «sta beneficiando dei primi positivi effetti dell’apertura alla concorrenza», tanto che l’operatore dominante Enel è sceso al 30% del mercato. Quello del gas è invece «ancora molto vulnerabile in caso di incidenti o di crisi per gli approvvigionamenti, e con prezzi più elevati del resto d’Europa, a causa della scarsità di infrastrutture e di concorrenza».
Eni «controlla ancora l’84,5% della produzione nazionale, e direttamente o indirettamente oltre il 60% delle importazioni». Da qui «la necessità di potenziare le infrastrutture e di aprire il mercato alla concorrenza, anche - insiste l’Autorità - attraverso la separazione proprietaria della rete di Snam Rete Gas».
Un tema che sta particolarmente a cuore a Ortis, ma la sua proposta è ormai superata dagli eventi.

La scorsa settimana infatti il suo successore Bortoni ha definito «equivalenti» le soluzioni del gestore separato, della separazione proprietaria e di quella funzionale (Ito), indicata come la più probabile dal ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani.

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