Al Qaida ammette senza tanti fronzoli la scomparsa del suo capo, Osama bin Laden e promette vendetta contro «l’America maledetta». Smentite tutte le Cassandre dei complotti oscuri, stile Giulietto Chiesa, che come non credevano all’11 settembre, così continueranno ad inventarsi cospirazioni per la fine dello sceicco del terrore. Anche sulla discutibile mancata pubblicazione delle foto di Bin Laden da morto, i suoi discepoli rispondono diffidando gli americani «dall’esporre il cadavere dello sceicco» e di sottoporre «a qualsiasi trattamento indecente o far male ai membri della sua famiglia, vivi o morti». Non mancano gli scettici irriducibili. Secondo il medico del super terrorista, Bin Laden sarebbe morto di malattia prima del blitz e gli americani hanno montato una sceneggiata.
Il piatto forte e vero di al Qaida, però, è la vendetta: «Osama è il nostro eroe, un martire della Jihad. Gli attacchi terroristici continueranno». Da un anno lo stesso Bin Laden stava pensando ad un attentato ai treni negli Stati Uniti, ma dai documenti sequestrati nel suo rifugio starebbero saltando fuori piani ben più terribili, come l’acquisizione di un’arma nucleare. Secondo i terroristi l’uccisione del capo si trasformerà in «una maledizione » che si abbatterà «sugli americani e sui loro collaboratori, in patria e all’estero». Il comunicato del «comando generale» di Al Qaida, pubblicato ieri su internet, assicura: «Se Allah vorrà il sangue dello sceicco Osama bin Laden, santo guerriero, prezioso per noi e tutti i musulmani, non è stato versato invano». La rappresaglia trasformerà «presto la felicità (degli americani nda) in tristezza (...) Il loro sangue si mescolerà alle lacrime». Il comunicato annuncia anche un messaggio postumo di Bin Laden. «Lo sceicco non ha voluto lasciare questo mondo prima di condividere con la nazione islamica la gioia suscitata dalle rivolte (nel mondo arabo nda) contro le ingiustizie ed i loro responsabili » sostengono i terroristi. «A tal fine ha registrato un messaggio audio, una settimana prima della morte- si legge nel comunicato - contenente felicitazioni e consigli, che diffonderemo prossimamente». I terroristi incitano pure i pachistani a ribellarsi contro il governo di Islamabad. E ieri sono scesi in piazza migliaia di estremisti, organizzati dai partiti religiosi, con tanto di poster di Osama bin Laden. Nel frattempo gli esperti dell’Fbi stanno analizzando documenti e materiale informatico sequestrato durante il blitz dei corpi speciali. Il Washington Times di ieri rivelava che «l’analisi di numeri di telefono ed indirizzi di posta elettronica stanno determinando i potenziali collegamenti (di Bin Laden nda) con esponenti militari o governativi pachistani ». Contatti, che secondo le fonti del quotidiano, «aumentano le preoccupazioni per la sicurezza dell’arsenale nucleare». Il sospetto è che i simpatizzanti degli estremisti islamici nelle istituzioni possano aver fornito uranio arricchito o plutonio ai terroristi per una bomba nucleare o radioattiva. Nel 2009 operativi di Al Qaida «sono stati individuati a 60 chilometri da quello che è stato un arsenale nucleare pachistano» ha rivelato il deputato americano, Steve Rothman. Il 19 febbraio 2009, un cablogramma dell’ambasciata Usa ad Islamabad lanciava l’allarme: «La nostra principale preoccupazione non è il furto di un ordigno nucleare da parte dei militanti islamici, ma la possibilità che qualcuno nelle installazioni nucleari contrabbandi abbastanza materiale fissile da poter realizzare un’arma atomica». Un mese prima, ad una riunione della Nato, i capi dell’intelligence informarono i rispettivi governi che Al Qaida aveva in programma di far esplodere «una trappola esplosiva radioattiva » contro le truppe britanniche in Afghanistan. Il ministero della Difesa inglese temeva che uno scienziato del programma nucleare pachistano «potesse gradualmente contrabbandare abbastanza materiale per un ordigno». Nei documenti sequestrati nell’ultimo covo di Bin Laden ci sarebbero le tracce della collusione atomica con Al Qaida. Nell’agosto 2001 Bin Laden incontrò Sultan Bashiruddin Mahmood e Abdul Majid, due scienziati che lavoravano al programma nucleare pachistano per capire come acquisire o confezionare un’arma atomica. Dal materiale sequestrato ad Abbottabad è saltato fuori anche un piano per attaccare le linee ferroviarie negli Stati Uniti, con una prima nota del febbraio 2010.
L’attentato, in fase ancora embrionale, prevedeva di far deragliare un treno passeggeri facendolo precipitare da un ponte. Non c’erano indicazioni geografiche precise, ma venivano indicate alcune date: Natale, Capodanno oppure il decimo anniversario dell’11 settembre, fra pochi mesi. www.faustobiloslavo.eu- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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