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Oscurato il Tg che criticava il Partito socialista: opposizione furiosa

Lisbona È lotta senza esclusione di colpi in Portogallo, dove il 27 settembre (lo stesso giorno delle elezioni tedesche) si voterà per il rinnovo del Parlamento. I sondaggi indicano un testa a testa tra il Partito socialista del premier uscente José Socrates e quello conservatore guidato da Manuela Ferreira Leite, la prima donna a capo di un partito in Portogallo. Ma un episodio molto sospetto è venuto a rannuvolare il clima preelettorale: l’oscuramento negli ultimi giorni di un telegiornale molto critico nei confronti di Socrates.
Il Tg Journal Nacional della televisione privata Tvi aveva come popolare conduttrice la giornalista Manuela Moura Guedes, che ogni venerdì era solita incalzare il premier socialista con inchieste sullo scandalo Freeport, una vicenda di presunta corruzione nella quale Socrates è implicato. Ma la Tvi è stata comprata dal gruppo spagnolo Prisa, proprietario tra l’altro di El Paìs e notoriamente vicina al premier Zapatero, guarda caso socialista come Socrates. Ed è difficile considerare casuale ciò che è accaduto poco dopo: la cacciata della Moura Guedes, che in passato il premier aveva attaccato pesantemente, definendo il suo notiziario «una caccia all’uomo, un telegiornale travestito che pratica l’odio e la persecuzione personale», e la sospensione di Journal Nacional.
Socrates giura di essere estraneo a questa defenestrazione, ma la stampa, e ovviamente l’opposizione (anche quella di estrema sinistra, molto forte in Portogallo), non gli credono e denunciano una pesantissima censura alla vigilia delle elezioni. Quale che sia il grado di sincerità del premier, il caso si sta rivelando un boomerang per i socialisti. La direzione dell’informazione di Tvi si è dimessa in blocco lanciando dure accuse alla Prisa e il caso è approdato al Parlamento di Lisbona, dove tutti i partiti, escluso quello socialista, hanno denunciato la censura.


La vicenda apre anche un fronte di tensione con la Spagna, il grande vicino più ricco spesso sentito come invadente e con aspirazioni economiche di sapore vagamente imperialista.

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