Ospedali milanesi: primi in ricerca, ultimi nei fondi

L’ospedale che produce più ricerca in Italia è il San Raffaele. Ogni anno sforna pubblicazioni scientifiche e importanti scoperte sanitarie, eppure nella classifica dei finanziamenti erogati dal ministero del Lavoro, salute e politiche sociali ai 42 Irccs (istituti di ricovero e cura a carattere scientifico) accreditati sul territorio italiano, l’ospedale di don Verzè scivola al quintultimo posto. Non è l’unico. Al secondo posto in fatto di ricerca c’è l’ospedale Maggiore, al terzo l’Istituto dei tumori. Eccellenze alle quali però non fa riscontro un altrettanto finanziamento: il Maggiore infatti si colloca al trentatreesimo posto, l’Istituto dei tumori invece a metà classifica. A ricevere in proporzione più fondi per la ricerca troviamo il San Gallicano di Roma (primo in classifica), terzultimo però in fatto di pubblicazioni scientifiche e il Bietti istituto anch’esso di Roma (secondo nella classifica dei finanziamenti, ultimo per produzione di ricerca). Insomma, il sistema dei fondi alla ricerca sanitaria non premia i centri più produttivi. È questa la conclusione di uno studio effettuato dal centro Cergas Bocconi «Analisi del sistema di finanziamento della ricerca sanitaria in Italia», elaborato in collaborazione con Assolombarda e Aiop Lombardia. I sette Irccs migliori a livello scientifico sono concentrati nel Nord, ma «pur a parità di output scientifico - si legge nello studio firmato da Fabrizio Tediosi e Amelia Compagni - vi è disparità nella distribuzione dei fondi: i 7 Istituti più produttivi nella ricerca non risultano tra quelli che hanno ricevuto, in proporzione, più finanziamenti. Un sistema dunque che pur basato su criteri oggettivi, non premia a sufficienza l’eccellenza». Nel 2007, il ministero ha stanziato fondi per la ricerca sanitaria pari a 301 milioni di euro, 223,8 per quella corrente e 77,4 per quella finalizzata (a bando). Soldi distribuiti ai 42 istituti accreditati secondo il criterio della produttività scientifica. Per misurarla si utilizza l’impact factor normalizzato (ifn), che misura la capacità degli Irccs di produrre ricerca di alto livello. Nel 2006, anno in base ai cui punteggi vengono stabiliti i finanziamenti per il 2007, i 42 Irccs italiani hanno totalizzato punteggi di ifn compresi tra un minimo di 86 (Bietti) e 3.398 (San Raffaele). Le strutture hanno visto però valutata la propria produttività scientifica in maniera piuttosto diversificata, con valori tra i 1.792 e i 15.287 euro per punto. Il San Raffaele, ad esempio, ha ricevuto 5.137 euro per ognuno dei suoi 3.398 punti totalizzati. Il San Gallicano invece 15.287 ossia il massimo per ognuno dei suoi 96 punti. Come mai? «È evidente che questo sistema non premia i più virtuosi - spiega Fabrizio Tediosi, ricercatore del Cergas -. Il finanziamento alla ricerca dovrebbe basarsi su criteri oggettivi, ma di fatto si presta ad aggiustamenti discrezionali che non premiano a sufficienza le strutture che da un anno all’altro hanno migliorato la propria produttività scientifica. Quindi da un lato è discriminante verso chi offre maggiore ricerca e dall'altro non è neppure incentivante». C’è poi un altro problema: gli Irccs sono molto diversi tra loro sia per la loro dimensione, e quindi per la capacità di fare ricerca, sia per il mix di finanziamenti che sono capaci di attrarre. «Bisognerebbe focalizzare maggiormente l’attenzione sulla quota di finanziamenti a bando su base competitiva, ma allungando la durata dei bandi, che dovrebbero essere di almeno 3-5 anni - commenta Tediosi -.

Inoltre, bisognerebbe creare degli schemi di valutazione e finanziamento diversificati: uno per le eccellenze di grandi dimensioni, e uno per gli Irccs di piccola dimensione o giovani, di modo tale che questi possano competere tra loro alla pari».

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