Roma

Ostia L’ultimo saluto a Dorina e Cristinel

«Spero che la morte di mio figlio e di mia moglie servano perché nessuno debba più vivere in una baracca come la mia. Dicono che la colpa della loro morte è mia perché vivevo lì, ma io ho un lavoro con un contratto regolare. Nessuno di noi riesce ad avere un alloggio diverso». Poche parole ma sufficienti per raccontare la tragedia e la miseria di tutti i giorni nella bidonville di Castelfusano quelle pronunciate da Cristinel Verbuncu, l’operaio romeno cui sono morti i familiari nel rogo di una catapecchia in pineta. A tre settimane dal drammatico incendio in cui hanno perso la vita Dorina Preda, 32 anni, e Daniel Cristinel, tre anni, si sono svolti i funerali con rito cristiano-ortodosso. La parrocchia Regina Pacis, a Ostia, ancora una volta gremita di gente per l’estremo saluto alla donna e al piccolo Daniel, morti a Santo Stefano subito dopo il loro arrivo in Italia. A officiare la messa padre Gheorghe Militaru, parroco della comunità romena di Ostia e Fiumicino. Davanti alle due bare le foto delle vittime mentre ai piedi dell’altare, secondo l’usanza ortodossa, pane, dolci e vino a simboleggiare il cibo necessario per l’ultimo viaggio dei defunti. Ai presenti sono stati distribuiti asciugamani e candele per ricordare il bimbo mentre alle donne una sciarpa di lana in omaggio a Dorina. Presenti il presidente del XIII municipio Giacomo Vizzani e la giunta locale al completo mentre in rappresentanza del sindaco Gianni Alemanno, che ha inviato una corona di fiori, l’assessore al commercio e al Litorale Davide Bordoni. «Un momento molto triste per Ostia - dice padre Gheorghe - Siamo qui per dare una carezza al dolore di questa famiglia. La morte fa parte della vita che è solo un passaggio. Dobbiamo pensare al popolo immigrato come a un popolo che sogna un futuro migliore e che spesso percorre la sua Via Crucis. Bisogna risanare la nostra memoria e pensare che quando ognuno di noi incontra un immigrato incontra un altro uomo affinché non si senta uno straniero a Ostia, come a Roma, come in tutto il mondo». Straziato dal dolore Cristinel Verbuncu ha seguito i feretri fino al cimitero Laurentino dove sono stati tumulati. «Voglio restare in Italia, qui ho perduto i miei cari, il mio bambino e mia moglie. Voglio rimanere accanto a loro» ha aggiunto l’uomo che vive e lavora da anni sul litorale.


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