Con gli otto della «Bernarda» Heidi e Mazinga parlano zeneize

Il gruppo di professionisti chiavaresi si diverte su You Tube e programma un dvd. Quei giorni di galera e i 20 anni di interdizione da Montecarlo

Con gli otto della «Bernarda» Heidi e Mazinga parlano zeneize

Ci volevano i cartoni animati per far tornare i giovani ad appassionarsi al dialetto. È quello che devono aver pensato quei «mascalzoni» della Bernarda Production che, a loro modo, hanno tentato di valorizzare «ü zeneize».
Non parliamo certo di un programma didattico destinato alle scuole, sull’onda della proposta leghista per valorizzare i dialetti liguri, ma di una delle tante bravate di un gruppo di scatenati chiavaresi, cresciuti con la passione per gli scherzi e la videocamera alla mano, che stanno spopolando sul portale You Tube con il doppiaggio in genovese di una serie di cartoni animati: il robot giapponese Mazinga Zeta, diventato Mazinga Zetto, e la pastorella dei monti svizzeri Heidi trasformata in Dina, invocata da una voce fuori campo: «Hey, Dina!».
Ma quelli della Bernarda non arrivano al successo con i cartoni in zeneize, visto che la loro avventura parte 17 anni fa, dai tempi delle (loro) superiori, quando un gruppo di compagni di scuola, armato di una delle prime telecamere ad uso domestico, realizzava scherzi di ogni tipo: «Erano cose fatte tra amici - ricorda Roberto Bottini, oggi avvocato e leader dei Bernarda production -. Giravamo sempre con la telecamera per realizzare filmati che poi venivano montati con la tecnica del doppio videoregistratore. Poi per caso c’è stata la svolta».
Un colpo giornalistico in grande stile, quella che Bottini definisce come la svolta che riguarda una delle trasmissioni tv più seguite degli anni ’90, Stranamore di Alberto Castagna: «Fummo invitati a partecipare alla trasmissione - prosegue - e durante una pausa cominciammo a girare per gli studi realizzando un backstage con la telecamera: fermandoci in un camerino trovammo il canovaccio di una storia già scritta, corredata dalle battute dei protagonisti e i tempi in cui sarebbero dovuti andare in scena. Un giovane che lasciava la fidanzata, lei che attraverso Stranamore tentava di riconquistarlo e Castagna che avrebbe dovuto comunicare alla ragazza l’omosessualità dell’ex amato. Scoprimmo che la trasmissione era taroccata!». Roba che scotta, tanto che Piero Chiambretti, chiamò in una sua trasmissione i ragazzi di Chiavari per raccontare la storia, ma non se la sentì di far vedere il video.
Qui nasce l’altra epoca della Bernarda, che da gruppo goliardico si trasforma in precursore delle Iene, ma sempre per gioco. Ingaggiati dalla trasmissione di Italia 1, «8 mm», cominciano a realizzare una serie di scherzi a personaggi pubblici. Vestiti da camerieri si intrufolano al matrimonio di Fabio Fazio facendogli saltare l’esclusiva riservata ad un giornale, quindi la «storiaccia» di Montecarlo (1998): «Era il periodo degli amori clandestini della principessa Stephanie di Monaco. Italia 1 ci aveva mandato per realizzare un servizio, ma giunti alla frontiera la polizia ci sequestrò “Eva Express“ e “Novella 2000“ che dedicarono molto spazio alla vicenda e vennero messe al bando dal Principe Ranieri. Facemmo qualche giorno di galera a Montecarlo, da cui siamo stati interdetti per 20 anni».
Roberto Bottini è solo uno degli 8 partecipanti alla Bernarda, tutti di età compresa tra i 30 e i 36 anni, professionisti e uomini in carriera che non perdono il vizio, «e ti dico di più - ammette Bottini - se You Tube fosse esistito quando io ero alle superiori il diploma mica arrivavo a prenderlo!». I «Bernarda» hanno anche il merito di avere lanciato i comici genovesi «Cavalli Marci»: «Fecero uno spettacolo che durò 24 ore. Le nostre riprese finirono ad alcuni autori Mediaset che chiamarono Luca e Paolo e qualche giorno dopo gli lanciarono in “Ciro il figlio di Target“».
Ma il grande successo della Bernarda lo si deve principalmente ai cartoni doppiati in genovese. Un successo di pubblico straordinario, nato da un’idea sviluppata insieme al gruppo dei Biscionen. Due puntate su Mazinga Zetto, un robot costruito con materiale di scarto appunto, che sparge il panico nella Genova degli anni ’70, ambientato in una città sconvolta da scioperi e abusi edilizi ai piedi del monte Fasce. Ma le gesta del robot «zeneize» tornano in auge nella seconda puntata del cartoon, ambientato nella decade successiva con Gino Paoli che canta stonato e Renzo Piano che si vanta con i colleghi di aver «fregato» i francesi con i suoi progetti, annunciando la prossima costruzione del Bigo. Il successo è straordinario, in 160.000 hanno già visionato il primo Mazinga Zetto, altri 44.000 contatti per la seconda versione.
Chi sta spopolando negli ultimi tempi è «Hey, Dina». Una bambina che cresce nella campagna genovese, con un nonno che percepisce 4 pensioni cumulate e che non ha assolutamente voglia di stare dietro alla nipote. Pubblicato su internet da poco tempo ha già raggiunto 44.000 contatti. Un grande successo che non ferma la vena artistica dei chiavaresi: «Stiamo completando una revisione ligure di “Into the Wilde“ che intitoleremo “Into Servegu“ e prossimamente realizzeremo dieci mini puntate da un minuto e mezzo di “Hey Dina“».
Ma i progetti non finiscono certo qui.

Perché il pubblico della Bernarda cresce e con loro l’entusiasmo di chi continua a sfornare questi video divertenti come un panettiere sforna la foccaccia del mattino: «Potrebbe essere che presto si possa anche realizzare un dvd». Magari il primo di una lunga serie.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica