Otto italiani su dieci contro la caccia (premier compreso)

Amanti delle doppiette mettetevi il cuore in pace. Il fronte avverso è numeroso e agguerrito. Otto italiani su dieci non condividono l’uccisione di animali indifesi solo per puro diletto e la ritengono un’inutile crudeltà. Non solo. Quasi un italiano su nove pretende che i politici si attivino per tutelare gli animali, selvatici e domestici, in modo più concreto e non solo a parole. Un modo per adeguarci anche a quello che succede negli stati più evoluti della Ue dove non esiste la vergogna dei canili lager che dilagano in Meridione, dove se hai un cane sei accolto in ogni albergo con il sorriso sulle labbra e non sei costretto a parcheggiarlo o abbandonarlo in autostrada per andare in ferie. Insomma, il sondaggio Ipsos commissionato dal ministero del Turismo per rilevare l’impatto dell’attività venatoria sull’immagine nazionale, ha rivelato una sensibilità animalista diffusa e trascurata dagli scorsi esecutivi. Ora però, il ministro Michela Vittoria Brambilla, ha rivoluzionato l’approccio della politica nei confronti dell’ambiente e degli animali, una lotta dura e decisa supportata dallo stesso premier che ieri ha sostenuto pubblicamente l’operato della Brambilla. «Un grande Paese deve rappresentare un esempio anche in queste battaglie, che sono condivise dalla maggior parte degli italiani - afferma Berlusconi aggiungendo che l’onorevole Brambilla - in accordo con la Presidenza del Consiglio, si è resa interprete di queste esigenze e opera con efficacia per la loro tutela». Il presidente del Consiglio, dunque, scende direttamente in campo e ringrazia in una lettera le associazioni animaliste e ambientaliste, «per l’importante lavoro che svolgono a tutela della natura e della biodiversità, un grandissimo patrimonio che il mondo ci ha regalato in milioni di anni e di cui tutti dobbiamo essere custodi». Rassicurati così anche l’Enpa, LIPU, Animalisti Italiani, Fare Verde, LAV e Lega del Cane, preoccupati per i recenti attacchi subiti dal ministro del Turismo da parte della lobby della caccia estremista. «Questa inequivocabile dichiarazione - commentano gli ambientalisti - è una chiara risposta a chi ha chiesto, con inaudita arroganza, il silenzio sulla caccia e sulle tematiche relative agli animali da parte del ministro del Turismo, che, invece, è pienamente legittimata dal Governo ad esprimere l’evidente preoccupazione e anche la contrarietà per l’attività venatoria».
E in effetti la Brambilla non è affatto sola nella sua crociata contro la caccia. Basta scorrere i dati del sondaggio per capire che gli italiani sono praticamente tutti schierati dalla sua parte. Otto su dieci, infatti, sostengono che la caccia andrebbe vietata o più regolata. Rispetto all’ipotesi della totale abolizione della caccia, il 60% si dichiara favorevole e ritiene che l’Italia migliorerebbe la sua immagine all’estero. Poi ci sono le misure di sicurezza sulla caccia che per un italiano su otto andrebbero aumentate restringendo, per esempio, il periodo dell’attività venatoria, non rilasciando la licenza prima dei 21 anni e dopo i 70 e aumentando la distanza del divieto di caccia dalle case. Del resto l’80% degli intervistati dichiara di aver paura a fare escursioni nei boschi nei periodi di apertura della stagione venatoria.
Ma questo sondaggio servirà a risvegliare le coscienze? Ne è convinta il ministro Brambilla che rafforza il proprio impegno per rendere l’Italia più «animal friendly». «É dovere delle istituzioni ascoltare la voce dei cittadini e tradurre le loro richieste in politiche concrete» afferma senza esitazioni. La gente, del resto, la incalza direttamente. «Ho ricevuto un numero incalcolabile di lettere da cittadini che mi chiedono interventi sul fronte del rispetto degli animali e dei loro diritti e contro la caccia. I cacciatori entrano nei loro terreni privati, sparano troppo vicino alle abitazioni.

La gente non si può godere tranquillamente i nostri boschi e le nostre campagne senza il timore di essere impallinata. Del resto, che la caccia sia pericolosa è testimoniato anche dal fatto che questi primi due mesi di stagione venatoria hanno già visto la morte di undici persone e il ferimento di altre dodici, non tutti cacciatori».

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