Sono otto racconti e altrettanti percorsi umani, caratterizzati da circostanze, ambienti, personaggi che, di primo acchito, suonano familiari, «della porta accanto». Che non vuol dire affatto che siano banali. Sono otto racconti facili, facilissimi da leggere e da assimilare, tanto sono scorrevoli e si fanno gustare come acqua di fonte. Che non vuol dire affatto che siano semplici, per come fanno riflettere e pensare. Anzi, questi otto racconti-percorsi umani che Riccardo Parigi ha raccolto in un volumetto non sono affatto una lettura da serate in vacanza o da viaggio in treno, meno che mai da tradotta centro città-periferia in bus, quando, ammesso che ti conquisti il posto a sedere, cè sempre qualcuno che sbircia e ti distrae.
No, questa è tutta unaltra faccenda. «Pentema e altri racconti», sono un vero e proprio livre de chevet, confidenziale, di affezione, da centellinare con calma, da leggere e, magari, da rileggere più volte, tornando su quel passaggio che era sembrato in un modo e che invece è da interpretare in un altro. A cominciare dalla storia di fondo, «Eraldo & Elena, prima e seconda parte», godibilissima anche perché giocata su quel filo del rasoio che è lironia sposata alla nostalgia, il sorriso sapientemente mixato con la melanconia. Che rimanda - parodiando in qualche modo, ma sempre con eleganza - a quellinestinguibile «Amore ai tempi del colera» di Garcia Marquez che regge incrollabile allassalto del tempo e delle rughe.
Ma anche il racconto desordio, «Pentema» (nella foto, un suggestivo scorcio del paese), scandito a ritroso, è fatto apposta per «prendere» il lettore a poco a poco, quasi in punta di piedi, con lartificio del «percorso come i gamberi». Che è - lautore mi consenta il giudizio tuttaltro che negativo - una furbata da narratore consumato (non per niente, Parigi è un eccellente conoscitore e «comunicatore» di bon ton e bon vivre...).
Ce ne sono, nel libro di Parigi, altri sei, di racconti, incastonati fra quelli desordio e depilogo citati. Come questi, sono avvincenti e non hanno un filo conduttore, se non quello di essere immaginari e realistici insieme, immaginifici, ma non fantasiosi più di tanto. E comunque sempre suggestivi.
Frutto della penna e dellanimo dellautore che preferisce il fioretto alla sciabola, anche quando infilza inesorabilmente le nostre frivolezze e i nostri segreti fantasmi.
Riccardo Parigi, «Pentema ed altri racconti», 158 pagine, 15 euro.
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