Più che di intercettazioni si deve parlare di guerra elettronica. Per dare l’assalto al pc di Luigi Bisignani la Guardia di finanza ha elaborato una strategia da 007: ha inoculato un virus nel computer, un Vaio, del presunto capo della P4 e in questomodo è entrata nelle conversazioni del giornalista. Per tre mesi tutto quello che avveniva fra le pareti dello studio di piazza Mignanelli 3 a Roma veniva registrato e finiva nei brogliacci dei militari. Nulla è sfuggito alla caccia: nemmeno uno spillo d’informazione. Le Fiamme gialle hanno raccolto e letto le telefonate, le email, i file. Tutti i messaggi sono stati catturati e decifrati. Per tre mesi il grande orecchio ha captato sussurri e sfoghi, confidenze e sfuriate, proposte e chiacchierate a ruota libera, bla bla noiosissimi e disquisizioni sui massimi sistemi. Il Vaio che doveva essere il confessionale di Bisignani è diventato un altoparlante puntato sul backstage della Seconda repubblica. Con molto fumo e poco arrosto, almeno per ora, servito ai magistrati e poi, attraverso i giornali, all’opinione pubblica. I numeri grandiosi dell’inchiesta sulla P4, scovati da Maurizio Tortorella di Panorama , lo confermano.
Panorama, oggi in edicola, dà una cifra riassuntiva da fantascienza dello sforzo senza precedenti compiuto dai finanzieri napoletani: gli elementi raccolti sono 4.415.628. Il tutto fra il 13 dicembre 2010 e il 16 marzo di quest’ anno. Insomma, il sistema d’intercettazione del flusso telematico, chiamato Querela, ha consegnato agli investigatori anche i respiri di Bisignani e dei suoi interlocutori. Una radiografia senza precedenti: le indagini tradizionali al confronto paiono preistoria da museo. Ma la procura di Napoli non si è fatta mancare niente; anche le vecchie, care cimici nel telefono hanno dato i loro frutti: da luglio a febbraio, dunque per un periodo più lungodi quello sfruttato da Querela, i militari hanno ascoltato in cuffia 38mila conversazioni di Bisignani, circa 70mila conteggiando anche quelle transitate per i cellulari degli altri indagati. Il giornalista è stato seguito e inseguito su una quindicina di utenze diverse. Poi Querela ha completato l’accerchiamento.
Piccolo dettaglio: il cavallo di Troia costa. E il 16 marzo scorso il comandante del gruppo di polizia tributaria di Napoli Luigi Acanfora lo ricorda ai pm, sottolineando che da 29 giorni il computer monitorato tace. Per questo Acanfora invita i pm a pesare vantaggi e svantaggi del lavoro alla James Bond: «Valutino le signorie vostre l’opportunità di cessare le operazioni, considerato l’elevato costo del sistema d’intercettazione telefonico ». Ma i pm non hanno tolto le tende. E l’indagine è andataavanti battendo record su record.
Quattro milioni e mezzo di conversazioni, naturalmente nel senso più ampio della parola, sono finite nella rete dei magistrati che il 22 luglio riproporranno le loro argomentazioni al tribunale del Riesame e chiederanno di nuovo l’arresto di Bisgnani per associazione per delinquere, un reato bocciato dal gip. I numeri sono imponenti, i risultati, al momento, modesti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.