Pacífico de Valencia

Era un frate cappuccino spagnolo di sessantadue anni e stava nel convento di Massamagrell, in diocesi di Valencia. La foto lo mostra con lo sguardo sereno e assorto, e una grande barba che scende fino al petto. Per trentasette anni il suo compito nella comunità era stato quello della questua: girare per la città con il sacco o la sporta e chiedere la carità ai buoni cristiani. Tutti, naturalmente, lo conoscevano. Anche i miliziani anarco-comunisti, che nel 1936 cacciarono quei religiosi, pur così amati dal popolo (anzi, proprio per questo), dal loro convento. Fra Pacífico cercò rifugio in casa di un suo fratello. Ma non bastò. Scoppiata la guerra civile e, di conseguenza, la rabbia dei repubblicani, i rivoluzionari andarono a cercarlo. Bussarono alla porta di casa e chiesero se là ci fosse quel frate cappuccino che andavano cercando. Chi aveva aperto la porta era proprio lui e, per non aggravare la situazione del fratello, si costituì immediatamente. Venne subito afferrato e portato via a calci e spintoni. La sua fu una via crucis di insulti e colpi nelle costole con le canne dei fucili per farlo marciare più speditamente. Infatti, si doveva arrivare alla riva del fiume. C’è da chiedersi, dopo avere narrato decine di storie come questa, perché in molti casi gli aguzzini non la facevano finita subito lì dove si trovavano.

Chissà, forse un più o meno lungo tragitto doveva servire a far sì che la vittima, montando sempre più la paura, finisse per implorare pietà, cosa che avrebbe divertito i carnefici. Il nostro frate invece impiegò il tempo a pregare. Fucilato.

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