Pacchetto clima Marcegaglia: la Ue difenda la competitività

Il mondo degli imprenditori europei «condivide totalmente» gli obiettivi del pacchetto «ambiente» della Ue, con la riduzione delle emissioni del 20% entro il 2020, «ma per problemi di competitività riteniamo che non debba essere l’industria manifatturiera a pagare i diritti di emissione finché non sarà firmato un accordo internazionale anche con Cina, India e Usa». Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, prende la parola sul pacchetto «Clima» dell’Unione Europea al termine di un incontro organizzato su questo argomento a Parigi da Business Europe. Dal vertice è emerso in particolare l’accordo di tutte le associazioni degli imprenditori del Vecchio continente, esclusa quella britannica, sulla necessità della cosiddetta «free allocation» dei diritti di emissione per l’industria manifatturiera così da proteggerne la competitività.
Un punto sul quale c’è il completo accordo con i tedeschi, cioè con i rappresentanti di una «industria avanzata», ha detto Emma Marcegaglia. Entro il 2020 le industrie Ue «dovranno già fare ingenti investimenti» per sostenere la sfida tecnologica necessaria a tagliare le emissioni, ma se dovessero anche pagare per i diritti di emissioni «il costo sarebbe doppio». Una penalizzazione forte, soprattutto considerando l’attuale crisi dell’economia mondiale.

Secondo Business Europe nel piano anti-inquinamento della Ue è poi del tutto escluso il settore residenziale che è responsabile di un 30% dell’inquinamento, ha detto la Marcegaglia soffermandosi sulla necessità di «un piano serio per ridurre le emissioni anche negli altri settori».

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