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"Il pacchetto del governo? È una truffa agli italiani"

"Il pacchetto del governo? È una truffa agli italiani"

Verona - Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona, che cosa ne pensa del cosiddetto pacchetto sicurezza?
«Mi sembra che il pacchetto sia diventato un pacco che il governo sta rifilando ai cittadini».

Addirittura? Un bidone?
«Intanto chiariamo che, dopo mesi e mesi di discussioni e in una situazione di assoluta emergenza, stiamo ancora parlando di una cosa che non esiste: non è che da domani o dalla prossima settimana cambia la sicurezza sul territorio, o un sindaco potrà fare qualcosa in più. Non cambierà nulla per chissà quanto tempo ancora. Mi ricordo, quand’ero assessore alla Sanità veneta, il balletto che si fece attorno al ticket sulla specialistica che doveva essere abolito di settimana in settimana: alla fine venne ridotto a distanza di parecchi mesi dalla sua istituzione. Qui la musica mi pare la stessa. Se ’sto pacchetto non riesce a uscire vivo nemmeno dal Consiglio dei ministri, figuriamoci che cosa succederà in aula».

È d’accordo con le misure previste dal ministro Amato?
«Per essere realmente efficace, dovrebbe essere un documento trasversale. Ma siccome Prodi ha problemi di maggioranza evidentissimi e non può permettersi di essere trasversale perché poi lo mandano a casa, c’è il rischio che venga fuori un pateracchio inconsistente. Sarà un pannicello caldo, una grida manzoniana che non servirà a nulla».

Molti sindaci sostengono invece che sia la panacea.
«Il problema è verificare se i provvedimenti hanno una reale forza di deterrenza, cioè se i poteri dei sindaci sono effettivi; altrimenti si rischia di dare una multa di cui poi il singolo se ne fa un baffo: penso soprattutto a stranieri clandestini, extracomunitari o anche comunitari come i romeni. Come posso sanzionare chi non rispetta l’ordinanza? È prevista una sanzione automatica cogente? Lo stesso vale per il potere di espulsione assegnato ai prefetti: è un provvedimento amministrativo che finisce lì, oppure comporta l’accompagnamento alla frontiera e, se il delinquente straniero rientra, il carcere? Se è un semplice foglio di via, l’immigrato lo butta nel cestino, se è educato».

Come bisognerebbe agire, secondo lei?
«Bisognava pensarci per tempo. Germania e Austria non sono state invase dai romeni per due motivi. Primo, perché entro il 1° gennaio 2007 hanno applicato le moratorie su Schengen autorizzate dall’Unione europea, cioè hanno fermato i romeni alla frontiera: poteva farlo anche il governo Prodi, e non l’ha fatto. Secondo, negli altri Paesi il sistema penale funziona. In Germania, si presume che l’immigrato cosiddetto “non integrato” (cioè senza casa e lavoro) possa essere pericoloso o rendersi irreperibile, quindi si applica la carcerazione preventiva. In Austria c’è un sistema analogo perché non è previsto il patteggiamento e di fatto il carcere scatta automaticamente. L’Italia deve adeguare il quadro normativo a quello degli altri Paesi confinanti con gli ex Paesi dell’Est. Con questo pacchetto invece siamo lontani anni luce da una soluzione vera.

È una partita a chiacchiere».

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