Pacco bomba per la Lega Al premier ancora proiettili

MilanoDopo la busta contenente un’imprecisata polvere grigiastra arrivata ad Arcore, ora ordigni esplosivi contro la Lega e proiettili contro Berlusconi. Mittenti: i militanti di quel che il premier ha chiamato il «partito dell’odio», cioè anarchico insurrezionalisti e partigiani «fai da te», a caccia di tiranni da uccidere. Rischiando di colpire qualcuno a casaccio, come il postino investito ieri dalla fiammata del pacco bomba diretto al quartier generale del Carroccio.
«Erano le 5.50 e stavo finendo il turno: in fondo al carrello ho raccolto un pacchettino bianco, con l’indirizzo della Lega a Milano, via Bellerio 41». Poi l’esplosione, «e sono stato sbalzato a terra». Questo il racconto di Pietro De Simone, 57 anni, da 30 dipendente del centro di smistamento di piazzale Lugano. Medicato in ospedale, e poi dimesso, ha riportato ustioni di secondo grado a braccia e mani, oltre a un forte colpo al collo e al bacino. «La storia non ha insegnato loro nulla – si è sfogata la vittima –. Non è con la violenza e con le bombe che si ragiona. Io sono orgoglioso di essere un italiano, sono orgoglioso di essere un postale. Dico a questa persona che è un vigliacco». La «persona», come la chiama lui, si è firmata con la sigla «Gruppo sorelle in armi - Fai Nucleo Mauricio Morales», dove le «Sorelle» richiamano un film del 1942 su un gruppo di crocerossine americane, e Fai sta per «Federazione anarchica informale». Morales invece era un anarchico cileno morto mentre trasportava un ordigno.
Il pacco bomba aveva un innesco a strappo, evidentemente malfunzionante visto che è scoppiato prima dell’apertura. La busta conteneva anche la rivendicazione della «campagna militare» contro i Centri di identificazione ed espulsione. Con riferimenti diretti al ministro dell’Interno Roberto Maroni responsabile delle «deportazioni» – così vengono definite nel testo – degli immigrati, e al Cie milanese «dove si stupra». Qui infatti è rinchiusa una nigeriana che sarebbe stata portata in Italia da un’organizzazione malavitosa e costretta a prostituirsi. Coinvolta nel 2009 in una rivolta, ha denunciato le violenze che avrebbe subito da un ispettore di polizia. Accusa presa come oro colato dagli antagonisti che da mesi riportano il nome del poliziotto su internet, manifesti e scritte sui muri, nonostante l’agente sia stato assolto e la donna denunciata per calunnia.
Il pacco-bomba di ieri si inserisce in un filone di attentati che recentemente avevano preso di mira il Cie di Gradisca di Isonzo, dove un ordigno simile ha ferito il direttore, e la Bocconi di Milano, dove il cattivo funzionamento del detonatore ha impedito l’esplosione di alcuni candelotti di dinamite.
Poche ore prima, venerdì alle otto di sera, una busta indirizzata a Berlusconi era stata intercettata al centro di smistamento di Linate, dopo essere stata fatta passare sotto il metal detector. Aperta dai carabinieri di San Donato, conteneva un proiettile calibro 7.62 Nato e un foglietto con disegnati una serie di «ometti» composti da un cerchio per la testa e cinque tratti per il corpo, le braccia e le gambe. I quattro ai lati erano indicati con i nomi di Bonaiuti, La Russa, Cicchitto e Gasparri in stampatello, poi una dozzina «anonimi» disposti a cerchio attorno una figura più grande con su scritto «B S».

Sotto, il messaggio al premier: «Farai la fine del topo». È la quarta busta indirizzata a Berlusconi negli ultimi mesi e intercettata a Milano dopo quelle arrivate il 18 dicembre, il 27 gennaio e il 23 febbraio. Il contenuto? Sempre lo stesso: proiettili o bossoli.

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