(...) Che salgono di numero con esasperante lentezza. Dopo unora galleggiano intorno ai 3-5mila. Cè di che temere un grosso flop. Invece quando alle 15.30 il corteo comincia a muoversi, in tantissimi entrano nel corteo. Tanto che quando la testa del serpentone passa piazza Tricolore, in migliaia ancora scalpitano ai caselli daziari. Fatte poche centinaia di metri, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni, segretari di Cgil e Cisl, si sfilano insieme a Filippo Penati che andrà però ad aspettare i manifestanti sul palco in Duomo. La passeggiata prosegue senza di loro, resistono impavidi i parlamentari ed europarlamentari Angelo Bonelli, Giovanni Russo Spena, Patrizia Toia e Vittorio Agnoletto e il sottosegretario Alfonso Gianni.
Dopo unoretta ecco tutti in piazza Duomo. Accolti da Penati con i soliti discorsi di rito. Qui viene anche abbattuto un muro di polistirolo, simbolo di quello che si sta costruendo lungo i confini israeliani. Davanti palazzo Reale si rafforza il presidio delle forze dellordine, finora molto sobrio e discreto: è infatti in corso la mostra «Israele, arte e vita». E non si sa mai. Dal palazzo escono però un paio di organizzatori che chiedono alla polizia di arrivare fin sotto il palco, avvolti nella bandiera israeliana. Accontentati e ancora una volta senza tafferugli. Alle 18 il «rompete le file».
Tutto bene dunque? Non per Yasha Reibman, vice presidente della comunità ebraica milanese, che nei giorni scorsi aveva denunciato di non essere stato invitato alla manifestazione «Spero una dimenticanza». Ieri ha rincarato la dose: «Purtroppo è stato tradito lo spirito che gli stessi organizzatori volevano dare al corteo, dove cerano solo bandiere palestinesi e, come previsto, il tema centrale sarebbe stato la fine degli accordi fra Italia e Israele. «Lo striscione più grande - continua Reibman - recitava infatti: chi fa accordi con Israele si macchia le mani di sangue.
Sulla stessa linea la Casa delle libertà che attacca una manifestazione «guercia»: guarda da una parte sola. «Dietro allo striscione iniziale che parlava di pace - attacca Riccardo De Corato di An - si avverte solo uno spirito fortemente anti-israeliano. La sinistra sta dimostrando la solita ambiguità tra l'intento dichiarato, pace e giustizia, rimasto solo un vuoto slogan, e quello reale: appoggiare la Palestina e contro Israele».
Le fa eco lassessore Carla De Albertis, anche lei di An: «Quelli della Tavola della pace hanno cancellato la parola terrorismo. Parlano sempre di pace e non manifestano contro il terrorismo, fanno i pacifondai ma praticano la guerriglia urbana e assolvono i terroristi. Ci spieghino: cosè per loro la pace?».
«Si manifesta contro Israele e gli Stati Uniti. Un film già visto» aggiunge Mariastella Gelmini, coordinatore regionale di Fi. «Esistono poi missioni di pace di serie A e altre di serie B.
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