Pace Moratti-Mancini. Alle condizioni del tecnico

Ieri sera l'incontro tra i due. Il presidente: "Roberto vuol vincere ancora qui". E lui: "Il mio è uno sfogo, ritenteremo con la Champions. Ma ora si fa a modo mio"

Pace Moratti-Mancini. Alle condizioni del tecnico

«Mancini mi ha detto che vuole rimanere per tutta la durata del contratto». Queste le prime parole pronunciate da Massimo Moratti al termine dell’incontro avuto con il tecnico Roberto Mancini nel tardo pomeriggio di ieri negli uffici della Saras, azienda petrolifera di famiglia. «Ho avuto una chiacchierata con Mancini - le parole del presidente dell’Inter riferite dalla Rai -, miha ribadito che vuole rimanere anche l’anno prossimo e per tutta la durata del contratto. E che la prossima stagione vuole vincere la Champions League ». E allora!

La giornata era stata caratterizzata dalle rutilanti notizie sul futuro del Mancio e dell’Inter: «È chiaro che non me lo aspettavo - aveva ripetuto Moratti -, come è chiaro che non se lo aspettavano tutte le persone a lui vicine». Ma tutti si chiedevano: è così certo che nessuno sapesse niente di niente? Scenario tutto da decifrare, il presidente sempre più convinto che Mancini fosse pervaso da reali motivazioni nate probabilmente ad Anfield subito dopo la partita di andata degli ottavi, ma quando gli chiedono cosa stia per accadere, risponde: «Credo che Mancini tenesse moltissimo alla Champions league e c’è rimasto male che gli sia successa questa cosa. Certe tensioni peggiorano la situazione ma il calcio mi ha abituato a non spaventarmi più di niente. Penso di incontrarlo e poi prenderemo le nostre decisioni. Nei suoi confronti c’è fiducia, ora bisogna capire se lui ha ancora fiducia in se stesso nel rimanere». Frasi talmente distensive che metà dello stress era già consumato aprendo al primo scenario possibile poi rivelatosi esatto: Mancini resta, è stato solo un momento di sconforto o, come ha suggerito il suo amico Vialli, una provocazione per vedere quanta fiducia il presidente fosse pronto a concedergli.

Poi a giugno le strade si sarebbero anche potuto dividere con le seguenti ipotesi: Mancini al Manchester City con Zlatan Ibrahimovic e Julio Cesar al seguito, notizia circolata insistentemente per tutto il pomeriggio. Un’idea Mihajlovic come traghettatore fino a maggio se la separazione fosse stata immediata, un’altra che portava a Walter Zenga, con l’ex tecnico del Chelsea Josè Mourinho ipotesi più accreditata per la sostituzione definitiva. E assieme a Mourinho ad Appiano Gentile si sarebbero presentati il centravanti Didier Drogba e il centrocampista Frank Lampard. Detto a denti stretti al presidente avrebbe fatto un piacere immenso strappare Drogba al Milan e Lampard alla Juve. Vincimi il terzo campionato, gli avrebbe chiesto a Mancini non appena si fossero trovati a quattr’occhi, poi prendi in serenità la decisione che preferisci.

Ma non ce n’è stato bisogno, Mancini gli ha chiesto pieni poteri, sicuramente si è scusato con tutti, il suo è stato uno sfogo: «La squadra già lo sa - ha aggiunto dopo aver diretto l’allenamento in mattinata -. Siamo pronti a lottare per conquistare il nostro terzo scudetto e per provare a vincere fin dalla prossima stagione la Champions ». A quali condizioni lo sanno solo loro.

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