Francesca Angeli
da Roma
«Noi crediamo nella vittoria dellUnione ma non saremo subalterni a Prodi. La Rosa nel pugno ha un compito importante: quello di contribuire a rendere lUnione più laica e più liberale, più attenta ai diritti civili e alla modernizzazione del Paese». Emma Bonino promette di laicizzare il Paese ma la Margherita è pronta ad alzare le barricate nel tentativo di conquistare anche il voto dei cattolici. A due settimane dal voto esplodono tutte le contraddizioni dello schieramento di centrosinistra.
Come far camminare insieme, ad esempio chi vuole abolire la legge 40 sulla fecondazione assistita e chi invece ha promosso un referendum per abolirla? Ovvero Paola Binetti, candidata al Senato per la Margherita, ex presidente del comitato Scienza e Vita nato per difendere la legge 40 e Lanfranco Turci, ex diessino ora passato alla Rosa nel pugno, promotore del referendum abrogativo?
Linterrogativo non soltanto è legittimo ma necessario. Tanto che la Binetti e un altro candidato cattolico forte della Margherita, lex presidente delle Acli, Luigi Bobba, hanno sentito la necessità di scrivere agli elettori cattolici per rassicurarli con una lettera che suona tanto come una excusatio non petita. Un buon cattolico può votare lUlivo, dicono, perché «la legge sui Pacs non passerà», promettono la Binetti e Bobba. Così come non passeranno le altre proposte della Rosa nel pugno che toccano i valori etici tanto cari ai cattolici. I cattolici nel centrosinistra possono essere pienamente coerenti con i loro valori, anche in presenza di forze alleate con cui il dialogo può essere difficile, sostiene la Binetti mentre Bobba asserisce che «sui Pacs, lUnione ha alla fine recepito le posizioni di Rutelli».
Le rassicuranti dichiarazioni dei due cattolici che a questo punto appaiono sempre di più come due specchietti per le allodole arruolati da Francesco Rutelli per acchiappare anche i voti cattolici vengono contraddette non soltanto dalla Rosa nel Pugno, che è ovvio, ma anche dal leader dellUnione, Romano Prodi, e dal segretario della Quercia, Piero Fassino.
Certo Prodi come al solito cerca di dare un colpo al cerchio e uno alla botte: sulle famiglie di fatto, dice, occorrerà varare una normativa «rispettosa della sensibilità di tutti», come stabilito nel programma dellUnione, non sottoscritto infatti dalla Rosa nel pugno. «Le unioni civili - dice Prodi - sono definite cosa diversa dalla famiglia, ma uno Stato laico non può ignorare un milione di cittadini». Un passo inevitabile da parte del Professore visto che un nutrito gruppo di candidati diessini, fra i quali lex presidente dellArcigay, Franco Grillini, proclamano che sulle unioni civili, già inserite nel programma, «non si faranno passi indietro» come sembrano auspicare Binetti e Bobba.
Contro lappello ai cattolici si scaglia il segretario dei Radicali italiani, Daniele Capezzone: «Con la lettera anti-Rosa siglata dalla Binetti e dallaclista Bobba con la supervisione e la benedizione di Rutelli, si compie linvoluzione neointegralista, antilaica e ruiniana della Margherita». E dunque Capezzone invita «donne e uomini laici, referendari dei Ds» al voto disgiunto (alla Camera o al Senato), o, meglio ancora al voto doppio a favore della Rosa nel pugno, per garantirsi un saldo presidio di laicità».
Capezzone tocca un nervo scoperto per la Quercia che rischia di perdere voti se si avvicina troppo alle posizioni episcopali della Margherita e dunque Fassino si vede costretto a una rivendicazione di laicità: «Non ci sono deleghe a qualcuno sui temi della laicità e non è vero che ci sarebbe una distrazione da parte di tutte le forze politiche su questo argomento a eccezione di una, la Rosa nel pugno», dice Fassino che sottolinea che è necessario «vivere la laicità come un elemento che unisca la società e non la laceri». Ma Capezzone non gli dà molto credito. «Perché - domanda - i Ds accettano di costruire un partito con una forza dalle venature neointegraliste come la Margherita?».
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