Roma - Azienda inefficiente, il cui vero male è la politica. Questa la sintesi del pensiero del ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa sulla Rai. A poche ore dall'inizio del voto sulla tv di Stato il ministro ha tenuto a precisare che, nella gestione della vicenda che ha portato alla rimozione del consigliere Angelo Maria Petroni e alla successiva designazione di Fabiano Fabiani, ha agito a tutela degli interessi dell’azienda e non per finalità politiche.
"Sono intervenuto in quanto azionista" Dopo aver preso in esame la situazione contabile dell’azienda radiotelevisiva ed aver sviluppato le proprie considerazioni sulla sua gestione, Padoa-Schioppa ha voluto spiegare la natura e i tenore delle sue decisioni. "Vorrei, infine, sottolineare - ha affermato nelle comunicazioni in aula al Senato - che nella vicenda sono intervenuto esclusivamente nella qualità di azionista della Rai: non ho perseguito alcuna finalità politica; ho limitato le mie decisioni a quelle strettamente connesse con il compito istituzionale di esercizio dei diritti dell’azionista. Ho, da quando esercito le funzioni di ministro, unicamente perseguito l’obiettivo di tutela del patrimonio della società e dell’interesse pubblico".
"Il vero male è il potere politico" Il "vero male" di cui la Rai ha sofferto negli anni e di cui ancora soffre "è un rapporto con il potere politico che ne indebolisce la funzione civile, che limita la vitalità culturale e che la fa soffrire come impresa che opera nel mercato". Lo ha detto il ministro dell’Economia. Il ministro ha aggiunto che tutto questo accade "nonostante lo straordinario patrimonio di capacità professionali, di tradizioni, di spirito di servizio di cui essa dispone e che costituisce una ricchezza inespressa". E a questa ricchezza e a questa energia - ha aggiunto l’azionista di riferimento dell’azienda di viale Mazzini - "il potere politico deve dare libertà e fiducia, non continui condizionamento".
Padoa-Schioppa ha quindi sottolineato il fatto che il disegno di legge proposto dal governo per la riforma della Rai "per la prima volta da tempo immemorabile delinea una riforma che assicura vera indipendenza alla Rai. Altro che, come qualcuno ha insinuato, voler mettere le mani sulla Rai". Una frase, quest’ultima, che non ha mancato di scatenare nuovi brusii e commenti ad alta voce tra i banchi dell’opposizione.
"Se lo stallo si ripetesse lo rifarei" Qualora "dovesse ripetersi nuovamente" uno stallo della capacità decisionale del Cda Rai anche nella nuova composizione dopo la nomina di Fabiano Fabiani al posto di Angelo Maria Petroni, "non si rinuncerà da parte dell’azionista a utilizzare i poteri" previsti dalla legge oggi in vigore, ha ribadito il ministro. "Il governo non intende avallare situazioni, interne o esterne all’azienda, che possano comportare un rallentamento nel processo di definizione delle scelte strategiche della società e un protrarsi dell’insostenibile situazione di blocco fino ad oggi riscontratasi". Padoa-Schioppa non ha comunque mancato di sottolineare di essere "consapevole" che scelte che dovessero comportare interventi più ampi in tema di revoca di consiglieri Rai "non potrebbero avvenire a iniziativa del governo", perché la normativa fissa che questo possa verificarsi unicamente "nell’ambito esclusivo del Parlamento e della commissione di Vigilanza". Significa che il governo, tramite l’azionista di riferimento, può intervenire sul solo consigliere di sua nomina, mentre per gli altri, presidente compreso, c’è il passaggio del voto in Vigilanza. Dove nei giorni scorsi è stata peraltro depositata una mozione a firma di Baldini (Forza Italia) perché venga azzerato l’intero Cda Rai.
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