da Roma
Il piatto piange: il «tesoretto» che Tommaso Padoa-Schioppa mette a disposizione di Romano Prodi per la mega-trattativa su pensioni, fisco e welfare si riduce, alla fine, a soli due miliardi e mezzo di euro. Una cifra molto modesta, se confrontata ai circa 36 miliardi di maggiori entrate fiscali del 2006; e che non sarà certo sufficiente a soddisfare desideri, ambizioni ed appetiti dei partiti e delle parti sociali. Per capire lordine di grandezza, basti pensare che il solo rinnovo contrattuale del pubblico impiego costa almeno due miliardi di euro.
Poche ore prima dellincontro di Palazzo Chigi, il ministro dellEconomia precisa al Senato la situazione dei conti pubblici. Il rapporto debito-Pil a fine anno è previsto in calo al 105,4% rispetto al 106,8% del 2006. Il deficit è stimato al 2,3%, che secondo gli accordi con Bruxelles avrebbe dovuto essere raggiunto nel 2008. La crescita dovrebbe essere pari al 2%, anche se si verificasse un rallentamento nei prossimi mesi. In questo quadro, il ministro parla di un «tesoretto» strutturale di 8-10 miliardi di euro, ai quali vanno sottratte le risorse per evitare una manovra correttiva con la prossima legge finanziaria 2008. Restano dunque 2,5 miliardi di euro, da gestire con prudenza: «Le risorse sono queste, e vanno usate in maniera oculata. Non abbiamo bisogno in questo momento di fare una manovra correttiva nel 2008, ma - osserva - se andiamo allosteria e ci consumiamo tutto quel che abbiamo in tasca, poi bisogna fare la manovra».
Ufficialmente, Padoa-Schioppa non ha preferenze sullutilizzo dei due miliardi e mezzo a disposizione: «Sarà il governo intero a decidere al termine del dibattito politico». Precisa però che non gli sembra il caso di spingere sui consumi per rendere strutturale la ripresa. Aggiunge di non aver mai affermato che il bonus fiscale deve essere reso alle imprese. Rileva che i conti delle pensioni attualmente scontano le riforme già approvate, cioè la Dini con la revisione dei coefficienti e la Maroni con lo scalone. «Se queste misure cambiano - precisa - si modificano anche le stime sui conti». E ricorda che la revisione dei coefficienti pensionistici «ci è imposta dalla Ue».
Lesiguità del «tesoretto» disponibile rischia di deludere la maggioranza: sia la parte che chiede interventi a favore dei redditi più bassi, sia quella che insiste per un taglio dellIci prima casa e lintroduzione dellaliquota del 20% sui redditi da affitto. La sola abolizione dellIci sulla prima casa costa infatti circa 2 miliardi. «Le misure dovrebbero essere inserite nel disegno di legge sulla tassazione delle rendite finanziarie», sostiene comunque Dario Franceschini, capogruppo dellUlivo alla Camera.
Secondo il ministro dellEconomia, «per tagliare le tasse occorrono risultati duraturi nella lotta allevasione», mentre limponente aumento delle entrate fiscali 2006 - appunto, 36 miliardi di euro - è in parte dovuto a comportamenti più virtuosi dei contribuenti, ma in parte ancora non spiegabile. Bisogna poi tagliare la spesa pubblica. In questa «operazione non facile» Padoa-Schioppa ha arruolato il Fondo monetario internazionale.
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