Roma - Ma non potevo. Se l’azienda di viale Mazzini fosse stata una tradizionale Spa soggetta al solo Codice civile il ministro del Tesoro avrebbe agito revocando l’intero Consiglio di amministrazione. Ad affermarlo, davanti la Commissione di vigilanza, Tommaso Padoa-Schioppa, osservando che «la responsabilità della situazione di grave criticità» in cui versa la Rai «non è ascrivibile a un singolo consigliere, quanto piuttosto all’intero organo gestionale della società». Per questo, afferma l’azionista, se l’azienda di viale Mazzini «fosse stata soggetta al solo regime civilistico proprio delle società per azioni, avrei assunto le mie decisioni nei confronti dell’intero Consiglio». Viste le norme che regolano il funzionamento e la gestione della Rai, invece, «ho potuto e inteso avviare - precisa Padoa-Schioppa - l’unica iniziativa che rientrava nelle mie esclusive prerogative per cercare di ristabilire il corretto funzionamento dell’organo collegiale».
"Revoca di Petroni unica possibilità" La revoca del consigliere di amministrazione Angelo Maria Petroni era l’unica scelta possibile, nell’attuale quadro normativo, «per tentare di ristabilire il corretto funzionamento dell’organo di gestine collegiale della Rai», ha quindi sottolineato il ministro dell’Economia. «Avuti presenti i vincoli derivanti dalla norma speciale di riferimento e dallo statuto della Rai ho potuto e ho inteso attivare l’unica iniziativa che rientrasse nelle mie esclusive prerogative per tentare di ristabilire il corretto funzionamento dell’organo collegiale della Rai».
"Cappon non ha colpe" «Nessuno è perfetto ma non credo che il livello di disfunzione della Rai sia imputabile al direttore generale», ha detto il ministro. A chi gli chiedeva che cosa dovrebbe fare ora la commissione di vigilanza, il ministro ha invece risposto: «il giudizio che ho dato è quello di una disfunzione dell’organo collegiale di Governo della Rai - ha detto Padoa Schioppa - ed ho aggiunto di avere agito sull’unica leva di mia disponibilità: il consigliere indicato dal Tesoro. Sono anche convinto che valga il principio ’contrarius factus’ ovvero chi ha il potere di nomina ha anche il potere di revoca». Secondo la legge che regola i meccanismi di nomina del consiglio Rai, sette dei suoi componenti sono indicati dalla Commissione di vigilanza. «Dico comunque no al commissariamento - spiega il ministro - perché la Rai non è in una situazione così grave da giustificarlo».
"Subito la riforma della legge" «Serve subito una modifica della legislazione relativa alla Rai», ha ribatito Padoa Schioppa, una modifica che serva a garantire «un governo dell’azienda che eviti una situazione come quella che stiamo vivendo»
Bertinotti: tutta colpa della Tv commerciale Il servizio pubblico televisivo è in crisi perché contagiato dalla tv commerciale, la Rai non va sottratta alla politica ma alla penetrazione dei partiti: questa è l’opinione del presidente della Camera Fausto Bertinoti, intervistato a SkyTg Pomeriggio. «Penso da tempo - dice Bertinotti - che il sistema pubblico radiotelevisivo viva una crisi profonda, che il suo linguaggio, la sua comunicazione, la sua espressione di cultura siano largamente omologate a quelle della tv commerciale. E questa è la ragione principale della sua crisi». «A me pare - chiarisce - che oggi la malattia è il contagio della tv commerciale, la ricerca dell’audience a tutti i costi. Mi basta questo: per vedere una rappresentazione teatrale bisogna aspettare le due di notte».
Alla domanda se la cura per la Rai è ridurne la politicizzazione, Bertinotti risponde che «politicizzazione è un termine complesso, se si usa il termine partiticizzazione convengo, ma politicizzazione no. La politica è una delle anime formazione della coscienza nazionale. La politicizzazione è una buona cosa, la penetrazione dei partiti sul servizio pubblico è una cattiva cosa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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