«Stupito» del clamore suscitato dalla sentenza, ma ostinato ad andare avanti. Senza esitazioni. Beppino Englaro, il padre di Eluana, ha preso la scena. I riflettori sono tutti puntati su di lui. Perché le sorti della figlia, il destino di questa donna inchiodata al letto da 16 anni, ora sono appesi alle sue mosse. Probabilmente alla sue stesse mani. Per questo ieri, tramite i suoi legali, Englaro ha chiesto che venga rispettata la riservatezza della famiglia e ha espresso il desiderio che resti nel privato un momento così delicato, «in cui ci sono da fare una serie di valutazioni».
Eppure papà Beppino con molta probabilità dovrà rassegnarsi. Rassegnarsi a rimanere nei prossimi giorni il protagonista di un dibattito che si sta infiammando di ora in ora. Perché il caso di Eluana - riesploso con la sentenza della Corte dAppello che ha autorizzato la sospensione dellalimentazione dopo «aver accertato la straordinaria durata del suo stato vegetativo permanente e la sua visione della vita» - sta dividendo medici, opinione pubblica e parlamentari.
Englaro ha fatto sapere tramite il suo legale, Vittorio Angiolini, che «al momento debito nulla sarà tenuto nascosto». Come dire che adesso si preferisce tornare nellombra, ma che poi tutti sapranno. Per questo lavvocato aggiunge: «È più che evidente che tutto deve essere fatto in modo chiaro e controllabile». Massima limpidezza, insomma: linterruzione del trattamento «avverrà nel più rigoroso, pieno e trasparente rispetto di ogni direttiva e indicazione espressa».
Eppure lipotesi che quel sondino che alimenta Eluana venga staccato - magari proprio dal padre che ieri ha detto che «non sarebbe un problema» se dovesse toccare a lui -, bene, questa possibilità ha provocato anche ieri nuove, durissime reazioni da parte del mondo cattolico. Per il quotidiano della Conferenza episcopale italiana (Cei) «nel caso di Eluana i giudici hanno adottato la decisione più cruda, quella che apre le porte alla morte e le chiude alla vita. Una decisione obiettivamente necrofila». Poi si sono aggiunte le riflessioni del cardinale Dionigi Tettamanzi: «Non possiamo spegnere la vita di nessuna creatura umana senza uccidere, insieme a lei, la speranza che vive in essa, quella di essere fatta per la vita e non per la morte». Larcivescovo di Milano ha ricordato che «anche qualora effettuata mediante vie artificiali, la somministrazione di acqua e cibo costituisce un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita», quella vita che è «bene fondamentale». Infine lattacco di monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, secondo cui «la magistratura si è autoinvestita di essere il soggetto etico e culturale supremo, indiscusso e indiscutibile della via sociale».
Perché a questo punto il caso di Eluana dimostra come, a furia di dibattiti e senza decisioni politiche chiare, le sorti dei malati rischiano di essere decise volta per volta da un tribunale, senza un vero dibattito sui temi della scienza, delletica e della vita.
Un pezzo del mondo politico, tuttavia, si è già mosso. E lo sta facendo per fermare la morte di Eluana. Se Umberto Veronesi insiste sul «testamento biologico», che permetterà alla gente di scrivere «cosa vorrebbe fosse fatto di sé, nel caso non fosse più in grado di esprimere la propria volontà», il senatore a vita, Francesco Cossiga, e altri venti esponenti della Pdl, hanno firmato una mozione per chiedere che venga sollevato davanti alla Corte costituzionale un conflitto di attribuzione tra il Senato e la Corte di Cassazione sulla sentenza pronunciata a Milano. E lOrdine dei medici di Lecco invita esplicitamente allobiezione di coscienza, «che sarebbe non solo comprensibile ma auspicabile».
Perché mentre la politica dibatte, il Vaticano interviene e un gruppo di medici si solleva, Eluana è ancora lì, nel suo letto. E qualcuno prima o poi potrebbe staccare quel sondino. Papà Beppino è lì: per esaudire i desideri di sua figlia, è pronto a farlo con le sue mani.
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