Cultura e Spettacoli

Padre, Figlio e spirito europeo

Nel suo La Chiesa nell’Europa medievale (38º volume della «Biblioteca Storica» del Giornale dedicata al Medioevo), Gregorio Penco affronta una questione storica di rilievo centrale, ossia il rapporto fra l’identità europea e il cristianesimo. Questo approccio si basa ovviamente sulla considerazione dell’Europa come qualche cosa di diverso da una semplice realtà geografica; ne immagina invece una storia e una cultura comuni. L’esistenza stessa di un’Europa così intesa diviene obiettivo e prodotto di un processo ancora in corso e quindi aperto ad esiti diversi, non tutti di necessità positivi. E le difficoltà nelle quali l’Unione si dibatte oggi, con la mancata approvazione del progetto costituzionale da parte di francesi e olandesi, testimoniano di una insufficiente messa a fuoco proprio degli elementi costitutivi, di stimolo, del soggetto politico e culturale che si intende costruire.
La critica all’Europa delle banche e dei consigli di amministrazione sta appunto in un mancato approfondimento, anche doloroso e conflittuale, degli elementi che sono necessari alla realizzazione di una condivisione. Non si è lavorato abbastanza alla creazione di un racconto comune che desse conto del percorso attraverso il quale si è maturata la convinzione della necessità dell’Unione. Lo stesso dibattito sull’inserimento delle origini cristiane nel testo della carta costituzionale è stato tardivo e superficiale. Del resto la ricerca dei redattori è andata, con ogni probabilità sbagliando, più verso la regolamentazione del funzionamento degli apparati che verso la formalizzazione di principi fondanti comuni. Si è fatto prima ciò che doveva essere la conseguenza di un processo che è invece mancato.
L’importanza della Chiesa nel Medioevo europeo è un dato storico innegabile. Né si deve pensare che rifiutarsi di riconoscere il proprio passato lo cancelli; tutto ciò che può succedere è aumentare la confusione e rendere più difficile la comprensione del presente. Esattamente ciò a cui stiamo assistendo.
La lettura del libro di Penco diventa allora preziosa per uscire da una contrapposizione improduttiva tra chi non vuole riconoscere un passato le cui tracce costituiscono la spina dorsale, anche architettonica, del continente e chi si limita a voler imporre l’accettazione di un testo di qualche riga ad un avversario politico. Il ruolo della Chiesa nei secoli presi in esame dal testo, che giungono alle soglie della riforma protestante, è articolato e complesso. Innerva la vita sociale e insieme ne accompagna, a volte ne subisce, le trasformazioni. C’è un’Europa delle abbazie e ce n’è una delle cattedrali, c’è quella dei monaci e quella degli ordini predicatori, quella della pace di Cristo e quella delle crociate, la difesa di fronte alle aggressioni saracene e ottomane e la reconquista spagnola, lo scandalo della simonia a fianco di esperienze mistiche ineguagliate.
Tutto questo avviene in un dialogo continuo, a volte aspro e persino violento, fra la Chiesa, in tutte le sue manifestazioni, e la società nella quale la stessa distinzione fra laico e religioso è a volte più incerta e altre più marcata. Le dignità imperiale e regia avevano consistenti elementi di sacralità e il conflitto per la primazia fra potere civile e potere religioso rimane di fatto irrisolto: la riforma protestante lo trasferisce dal Medioevo alla modernità dandogli forme nuove.
Il rapporto con la Chiesa, anche nella forma estrema di opposizione ad essa o nella pretesa di riformarla dalle fondamenta, rimane quindi una delle maggiori e più significative cifre dell’identità europea. Sono ormai in molti a ritenere che proprio dalla violenza dell’opposizione fra Riforma e Controriforma sia nata la spinta alla nascita degli Stati nazionali europei come si sono affermati. In un modo e con dimensioni sconosciute nel resto del mondo.

Da questo consegue che il loro sacrificio a favore di una realtà politica di respiro maggiore debba passare anche da una riconsiderazione del rapporto fra religione e società, fra la Chiesa e i valori sui quali gli europei intendono fondare la loro Unione.

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